La burocrazia non molla. Con apposita circolare, che potete leggere QUI il Ministero della Salute modifica la normativa sui sacchetti di plastica per alimenti, che grazie ad un recepimento della direttiva europea 215/720 assai discutibile nel merito aveva obbligato i consumatori ad acquistare obbligatoriamente i sacchetti prima gratuiti e questo aveva creato una mezza rivolta, divampata sui social. Il 21 marzo una sentenza del Consiglio di Stato ha riaperto la questione e ora arriva la conseguente circolare del ministro, che la recepisce, ma a metà. Un passo in avanti e uno indietro.

“E’ da ritenersi coerente _ scrive il ministero _ la possibilità per i consumatori di utilizzare sacchetti dagli stessi reperiti fuori dagli esercizi commerciali nei quali sono destinati ad essere utilizzati. Deve pertanto ammettersi la possibilità di utilizzare _ in luogo delle borse ultraleggere messe a disposizione a pagamento _ contenitori alternativi alle buste di plastica, comunque idonei a contenere alimenti come frutta e verdura, autonomamente reperiti dal consumatore”. Ottimo. Sin qui significa che i consumatori possono portare i loro contenitori alternativi alle buste di plastica. Dunque non necessariamente di plastica. Esattamente come aveva detto il Consiglio di Stato.

Ma a qualcuno al Ministero della Salute deve essere sembrato troppo rivoluzionario consentire l’uso di buste di carta o di retine riutilizzabili, giù in uso in altri paesi europei. E così dopo il colpo al cerchio il ministero ha però sferrato quello alla botte, facendo marcia indietro a metà. “Il consumatore _ si stablisce _ può usare saccheti autonomamente reperiti solo se comunque idonei ala merce e rispondenti ai criteri di legge. Già il precedenza questo dicastero si era espresso nel senso di consentire l’utilizzo di saccheto in plastica monouso nuovi. Alla luce del parere del Consiglio di Stato questo dicastero ritiene utile precisare che deve trattarsi di sacchetti monouso (quindi non riutilizzabili), nuovi (quindi non utilizzati in precedenza), integri, acquistati al di furi degli esercizi commerciali e conformi alla normativa sui materiali a contatto con gli alimenti e aventi le caratteristiche ambientali previste dall’articolo 9 bis“. Quindi, visto il richiamo all’art.9, sacchetti di plastica. E no alle retine di cellulosa riutilizzabili, così come no ai cari vecchi sacchetti di carta. Una occasione persa, anche perchè in questo modo _ mancando completamente le alternative al sacchetto di plastica _ non c’è nessuna riduzione di uso dei sacchetti di plastica. La norma è quindi perfettamente inutile e si traduce solo in un aggravio (molto limitato ma per sempre aggravio) di costi per il consumatore e in zero vantaggio per l’ambiente. Complimenti al Ministero della Salute.

Da notare che il ministero ha anche ignorato il riferiment fatto dal Consiglio di Stato ai materali alternativi alla plastica, laddove nella sentenza affermava: “A tale conclusione si giunge anche ponendo l’attenzione sul fatto che la necessaria onerosità della busta in plastica, quanto meno indirettamente, vuole anche incentivare l’utilizzo di materiali alternativi alla plastica, meno inquinanti, quale in primo luogo la carta. Ne deriva, che deve certamente ammettersi la possibilità di utilizzare – in luogo delle borse ultraleggere messe a disposizioni, a pagamento, nell’esercizio commerciale – contenitori alternativi alle buste in plastica, comunque idonei a contenere alimenti quale frutta e verdura, autonomamente reperiti dal consumatore; non potendosi inoltre escludere, alla luce della normativa vigente, che per talune tipologie di prodotto uno specifico contenitore non sia neppure necessario”. Ma della carta e, sia mai, della macanza di contenitore, nella circolare non c’è traccia. Sono evaporati. Quanto alle retine, zero.

Per fortuna le associazioni non mollano. “È arrivata la circolare del ministero della Salute sui sacchetti per l’ortofrutta. _ dice Stefano Ciafani di Legambiente _ È a dir poco fantastica: i sacchetti monouso e nuovi si possono portare da casa. Neanche una riga sulle retine riutilizzabili. Imbarazzante. Ma noi continueremo a fare la goccia cinese”. Servirà tanta, ma tanta pazienza. Poi magari ci arrivano.