Mercoledì 24 Aprile 2024

Sacchetti a pagamento, il Consiglio di Stato dà ragione ai consumatori

Il Consiglio di Stato dà ragioni ai consumatori che potranno ora utilizzare sacchetti monouso nuovi, acquistati al di fuori degli esercizi commerciali e conformi alla normativa sui materiali a contatto con gli alimenti, senza che gli operatori del settore alimentare possano impedirlo

Sacchetti biodegradabili

Sacchetti biodegradabili

Roma, 4 aprile 2018 - Il Consiglio di Stato dà ragioni ai consumatori che avevano duramente criticato la normativa sui bioshopper, che aveva introdotto l'obbligo di pagare i sacchetti per frutta e verdura. I consumatori, che avevano denunciato le incogruenze di un decreto che con l'asserito fine di ridurre l'uso delle borse di plastica scaricava su di loro un onere senza dare alternative come la possibilità di utilizzare contenitori ecologici alternativi, potranno ora utilizzare sacchetti monouso nuovi, acquistati al di fuori degli esercizi commerciali e conformi alla normativa sui materiali a contatto con gli alimenti. Gli operatori del settore alimentare non potranno impedire tale facoltà.

Non solo. I consumatori potranno anche "utilizzare contenitori alternativi alle borse di plastica, comunque idonei a contenere alimenti quali frutta e verdura, autonomamente reperito dal consumatore". Quindi ad esempio contenitori di carta o retine estensibili di cellulosa. "Per talune categorie dei prodotti", la corte stabilisce anche che "il continitore non sia neppure necessario". Così il Consiglio di Stato, "fermo restando il primario interesse alla tutela della sicurezza e igiene degli alimenti", con il parere sui sacchetti-bio reso al ministero della Salute. 

Il legislatore, hanno osservato i giudici amministrativi, "ha elevato le borse in plastica ultraleggere utilizzate per la frutta e verdura all'interno degli esercizi commerciali a prodotto che 'deve' essere compravenduto. In questa ottica, la borsa, per legge, e' un bene avente un valore autonomo ed indipendente da quello della merce che e' destinata a contenere". Partendo da tale assunto, "l'utilizzo e la circolazione delle borse in questione, in quanto beni autonomamente commerciabili, non possono essere sottratti alla logica del mercato" si spiega nel parere, e "non sembra consentito escludere la facolta' del loro acquisto all'esterno dell'esercizio commerciale nel quale saranno poi utilizzate, in quanto, per l'appunto, considerate di per se' un prodotto autonomamente acquistabile, avente un valore indipendente da quello delle merci che sono destinate a contenere".

E' dunque "coerente" con lo strumento scelto dal legislatore, sottolinea il Consiglio di Stato, "la possibilità per i consumatori di utilizzare sacchetti dagli stessi reperiti al di fuori degli esercizi commerciali nei quali sono destinati ad essere utilizzati": a tale conclusione si giunge anche ponendo l'attenzione sul fatto che la "necessaria onerosita' della busta in plastica, quanto meno indirettamente, vuole anche incentivare l'utilizzo di materiali alternativi alla plastica, meno inquinanti, quale in primo luogo la carta". Ne deriva, secondo Palazzo Spada, "che deve certamente ammettersi la possibilita' di utilizzare, in luogo delle borse ultraleggere messe a disposizione, a pagamento, nell'esercizio commerciale, contenitori alternativi alle buste in plastica, comunque idonei a contenere alimenti quale frutta e verdura, autonomamente reperiti dal consumatore; non potendosi inoltre escludere, alla luce della normativa vigente, che per talune tipologie di prodotto uno specifico contenitore non sia neppure necessario".

Ciascun esercizio commerciale sarà quindi tenuto, secondo le modalità che riterrà più appropriate, alla "verifica dell'idoneità e della conformità a legge" dei sacchetti utilizzati dal consumatore, sia di quelli messi a disposizione dell'esercizio commerciale stesso, sia di quelli introdotti nei locali autonomamente dal consumatore, e in quanto soggetto che deve garantire l'integrita' dei prodotti, potra' vietare l'utilizzo di contenitori autonomamente reperiti dal consumatore solo se non conformi alla normativa di volta in volta applicabile per ciascuna tipologia di merce, o comunque in concreto non idonei a venire in contatto con gli alimenti". Adesso per gli esercizi commerciali si apre il delicato problema di come regolamentare l'utilizzo di contenitori portati da casa, che potranno essere non solo di plastica ma anche, ad esempio, di carta o cellulosa. Ma è un fatto che la partita si riapre e la norma ha ora una prosettiva ecologica: promuovere l'uso di contenitori alternativi alla plastica