Se c’è una cosa che al vecchio Neil Young non è mai mancata, è la sua voglia di stupire. Anzi, di spiazzarci. Nella sua  copiosa discografia, partorita da un pazzo assoluto ma con migliaia di lampi geniali, non mancano dischi inutili e choccanti. Ricordo ad esempio negli anni Ottanta un incredibile ‘Trans’, dove lui cantava col vocoder rendendo la sua voce un bisbiglio metallico (dio mio ‘Computer age’…), quasi come ai tempi dei pacchianissimi Rockets. Beh adesso il mio amatissimo e insostituibile rocker canadese si diverte a farci secchi di nuovo con un album che non ti aspetti, si chiama ‘Storytone’ . Questo è un disco orchestrale: già, niente country, niente rock and roll stavolta, niente  rock, niente blues. Ma un’orchestra, anche di 92 elementi, per una manciata di canzoni nuove, dove la voce pastosa di chi ne ha vissute tante domina tutto dall’alto della montagna dove si è ritirato a vedere il mondo. Fresco di divorzio dopo una vita (turbolenta) passata accanto alla moglie Pegi e pizzicato con l’attrice biondona Daryl Hannah, Neil stupisce ancora. Certo, non è la prima volta che un’orchestra gli tiene lo strascico, in ‘Harvest’ c’era la Lond Symphony Orchestra nel pezzo ‘A man needs a maid’, ma stavolta è totale l’abbandono a violini e viole. Il disco uscirà a breve, non è sconvolgente né un capolavoro. Ma è il vecchio Neil, e basta e avanza.