Lo metti sul piatto (piatto sì, sono un ragazzo anni 70)  e ti sembra di ascoltare ‘Wish you were here’. Solo che sono passati un botto di anni e questo, in teoria, è il nuovo album dei Pink Floyd. ‘Ho comprato ‘The endless river’, come potevo resistere, e vedo che in questi giorni non si fa altro che discutere sulla qualità del disco. Semplicemente non è un nuovo album, ma una raccolta di frammenti di una ventina e passa anni fa. Non è un’operazione commerciale, almeno io non ci vedo astuzia, piuttosto un chiudere il cerchio di un gruppo irripetibile ma ormai finito e con un leader, David Gilmour, troppo navigato per cadere nella trappola della parodia di se stesso con tour strappalacrime. Non aspettatevi la luna ma ascoltate questo disco. Ne vale la pena, c’è il povero Rick Wright, si respirano echi (Echoes?) di vita flodyiana passata, fra synth e quella chitarra dal suono così unico. E il fatto che l’uscita di un disco che nuovo non è, riscuota così tanta attenzione, piuttosto ci fa capire ben altro: ascoltiamo musica di 40 anni fa perché quella di adesso vale davvero poco.