Nel mio ultimo giorno da direttore trenta righe e qualche numero. Il primo risale al settembre scorso quando Il Giorno ha fatto segnare un incremento di lettori pari al 24,6 per cento (dati Audipress), record assoluto in Italia, quasi il doppio rispetto alla seconda migliore performance. Il secondo si riferisce invece alle copie vendute: nella situazione di crisi che attanaglia il settore dei quotidiani e dei periodici, Il Giorno nel 2012 fa registrare una percentuale di perdite pari alla metà della media nazionale (6% contro il 13%). In pratica perdono tutti, noi meno della metà degli altri. In Lombardia poche centinaia di copie ci separano da La Repubblica avendo ridotto la forbice che ci divide dal secondo quotidiano più venduto in regione. Questo è il bilancio dei miei dodici mesi da direttore, risultati ottenuti grazie a una straordinaria squadra di colleghi che ha saputo affrontare una situazione critica dell’editoria, fronteggiando tagli e riduzione degli organici, continuando a offrire un prodotto di qualità degno della nobile tradizione che accompagna la nostra testata. I numeri fotografano lo stato delle cose.

Mi ritengo un uomo fortunato: nella vita ho lavorato sodo, ma sono stato premiato. Non sempre succede. In primo luogo devo ringraziare il mio editore, Andrea Riffeser Monti, per avere sempre creduto in me fino ad affidarmi la direzione del giornale nel dicembre del 2011. Sin da quando, giovane laureato, ho intrapreso i primi passi nel mondo del giornalismo ho tentato di procedere per gradi, diventando prima pubblicista, poi praticante infine professionista assunto dalla Poligrafici editoriale. Non avrei potuto chiedere di meglio. Come si dice nel gergo sportivo, ero felice di aver mangiato il mio primo panettone da direttore, non sapevo se sarei arrivato alla colomba. Non ce l’ho fatta, cose che capitano. Ma non finisce nulla, perché la mia avventura continua.

In questi dodici mesi ho potuto mettere in atto la strategia che ritengo vincente per un quotidiano regionale fortemente connotato a livello locale. Ho dato spazio ai lettori, ponendo estrema attenzione alle tematiche da loro stessi sollevate attraverso lettere e mail. Ho anche gettato le basi perché la complementarietà fra giornale cartaceo e giornale on line (che continua a crescere mese dopo mese, in gennaio un nuovo record con più di un milione e cento contatti) non resti solo un’idea da sbandierare per sentirsi, a parole, al passo con i tempi. Il progetto di web tv al quale stavo lavorando con la passione che mi contraddistingue resta un’incompiuta, ma sono certo che il mio successore Giancarlo Mazzuca saprà cogliere questa straordinaria opportunità che la tecnologia offre a testate riconoscibili e di grande tradizione come Il Giorno.

Solo riuscendo a sperimentare e a mettere in pratica sinergie tra i mezzi di comunicazione è possibile prevedere un futuro per i quotidiani. Il Giorno ha le carte in regola per riuscire a vincere questa sfida e i risultati ottenuti nel corso di questo ultimo anno ne sono la prova. Le basi gettate, la squadra di giovani e meno giovani colleghi sulla quale il mio successore può contare è pronta a intraprendere questo cammino. Credo di aver contribuito a creare il clima necessario per non fermarsi e per raggiungere obiettivi importanti. A tutti gli amici incontrati in questi tre anni vissuti nella redazione milanese va il più sentito e sincero ringraziamento. Questo 2012, a dispetto dei Maya, è stato per me un anno davvero particolare, da incorniciare. Anche le belle storie, prima o poi, sono destinate a finire. L’importante è non illudersi che possano durare per sempre. Quando poi capita, tanto meglio.

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