6 aprile 2013 –

Chiedi alla polvere, ask to the dust, e la polvere è quella del deserto. E’ il titolo del piu bel romanzo di formazione del Novecento, firmato da John Fante, l’autore scoperto tra una tra sbronza colossale e l’altra da Charles Bukowsky. Ma cosa chiedere alla polvere del deserto…  Arturo Bandini, il giovane protagonista aspirante scrittore, insegue un amore scoperto per caso, in un bar di periferia e lo insegue là dove era finita quella donna che camminava come danzando perdendosi tra le dune californiane inseguendo, lei sì, un amore sbagliato. Non la trova, ma Bandini, un ventenne italoamericano come Fante, lascia anche alla polvere e al vento le sue prime pagine, quelle del  suo primo racconto, stampato e finito, sperando che le sue parole le arrivino.

 Con lo stesso spirito, a distanza di 15 anni, sono ancora nel deserto, alla 28°edizione della Marathon des Sables, la corsa in autosufficienza alimentare lunga duecento e passa chilometri. Il deserto e quello marocchino e la scommessa è diversa da allora. Tornare da queste parti, passando notti insonni sotto le tende berbere, ti invita a riflettere, a guardare il cielo, a sentire il vento. In modo diverso da allora, perché tante cose sono cambiate, nel mondo e nella vita. Non potrebbe essere altro. Domani, domenica si parte, e la sfida la si vive giorno per giorno sperando di arrivare in fondo alla prima tappa, 37 chilometri attraverso gole che hanno ispirato i western di Sergio Leone, fiumi prosciugati dal sole che arriva a far toccare i 40 gradi. E poi le dune, le temutissime dune, dove i piedi affondano e non finiscono mai. Ma c’è chi corre e chi pensa. Non c’è luogo migliore per guardarsi dentro, cercare quelle risposte che fatichiamo a trovare nella vita di tutti i giorni. E normale che sia così. E solo questa Marathon des Sables offre l’opportunita di staccare e riflettere  sulla propria vita e suq uello che ci sta intorno, alla ricerca di risposte che solo la polvere del deserto può darti. 

L’ importante è  arrivare in fondo, ma soprattutto trovare quelle risposte che possono aiutare ad andare avanti, a tornare nelle nostre città con qualche certezza o dubbio in più. Siamo in mille, da ogni angolo del mondo, ma ognuno fa la propria gara. Pochi per vincere, molti per scoprire qualcosa. Non solo per mettersi alla prova, per vedere se il fisico regge, ma per capire se anima e mente, nonostante il tempo e il lavoro cancellino le nostre speranze,riescano a vedere cosa c’è oltre quelle dune. In fondo si cerca proprio questo, una ragione per continuare a correre tutti i giorni, non solo nel deserto. Non solo con le gambe, ma con le gambe. 

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