NON SO se a causa dell’età che avanza inesorabile o dell’insopportabile nausea causata da vent’anni di cafonaggine imperante, provo un senso di preoccupata nostalgia per la stagione del loden che si è appena conclusa. In fondo, nonostante l’italiano medio sia stato tartassato come mai era accaduto prima e questo anno di rigore possa anche risultare del tutto inutile, il timore di un ritorno all’antico prevale su ogni altra superficiale considerazione.

IN FONDO il professor Monti avuto il merito di appannare il ricordo di certe insopportabili sceneggiate che hanno contribuito a rinvigorire l’idea dei soliti detrattori stranieri che ci disegnano come un Paese cialtrone e approssimativo. E non mi interessa sapere che certi luoghi comuni proprio perché tali non vanno nemmeno considerati. Mi sono sempre chiesto perché la nostra meravigliosa Italia, così ricca di storia e di cultura, possa permettersi di essere rappresentata da un premier in bandana o che fa cucù a un summit internazionale. Colleziono bandane dai tempi di ‘Easy rider’, ma non mi sognerei mai di indossarla non solo per incontrare Tony Blair, ma anche l’amministratore di condominio… L’oramai ex primo ministro Mario Monti, se non altro, ha avuto il merito di imporre il proprio austero stile. Da sempre, anche il modo in cui ci si rapporta e ci si presenta fa parte del fare politica. La nostra maggior colpa è quella di aver sempre temuto che la serietà e la sobrietà fossero sinonimo di povertà interiore, quando al contrario proprio le persone dall’animo ricco sono le prime ad apprezzarne il valore. Al di là di queste considerazioni ‘esteriori’, che in realtà diventano sostanza, la maggiore amarezza è di natura complessiva. In definitiva né Berlusconi né Monti sono riusciti a mettere in piedi quelle riforme che avevano prospettato e promesso. Torniamo a votare con il «porcellum», impossibilitati a scegliere i parlamentari che ci rappresenteranno, senza averne ritoccato il numero e avendo lasciato intatti i privilegi riconosciuti alla classe politica. E ciò che preoccupa è la mancanza di un’alternativa, pur sperando di essere smentito.

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