Nella Milano deserta di metà mese (che in realtà deserta non lo è stata nemmeno il giorno di Ferragosto…) non potevano sfuggire all’occhio più distratto i grandi manifesti di Forza Italia affissi ai margini delle strade. Lungo viale Monza, in piazzale Loreto, nei crocevia che portano alle entrate in tangenziale. Oltre allo slogan (<Ancora in campo per l’Italia>), il logo del partito dell’esordio in politica del cavaliere e una foto come sfondo nella quale il leader è sul palco. Davanti a lui le prime affollate file di una platea che si sbraccia protesa verso il capo e si può presumere ‘oceanica’. Un’immagine scattata dall’alto, un taglio raffinato, aggressivo senza esagerare, per colpire l’attenzione evitando forzature. Non sono avanzi di magazzino, né affissioni programmate da tempo, ma evidenti segnali di quello che sta per accadere. Non siamo ancora al manifesto con il primo piano del leader, perché quello lo si riserva al giorno in cui ufficialmente avrà inizio la campagna elettorale, ma è un evidente segnale di come non si voglia perdere tempo. E lo si voglia far sapere non solo nei palazzi romani dove la posta in gioco la si conosce da tempo, ma anche nella periferia della metropoli dove Berlusconi vuole, spera di fare incetta di preferenze. La macchina è in moto da tempo, la partita è aperta. A giocarla gli strateghi della comunicazione, gli spin doctor che a tavolino studiano quali mezzi privilegiare per centrare l’obbiettivo. Utilizzare il manifesto come strumento di lotta politica può sembrare una strategia antica, ma in realtà non lo è affatto. Forza Italia non è il Movimento 5 Stelle, non può contare sulla rete, deve utilizzare strumenti consolidati per raccattare tutto quello che può. Un po’ come la Lega: il Carroccio per farsi sentire deve affidarsi alle uscite di Calderoli che non disdegna l’uso di un vocabolario da postribolo, salvo poi pasteggiare con ostriche e champagne. Fino a che punto Berlusconi continua a far breccia nel cuore di milioni di italiani? La condanna definitiva che gli è stata affibbiata l’avrà davvero indebolito o, al contrario, reso più forte di quello che era? Di certo gli italiani solidarizzano con chi trasgredisce e in quanto a disobbedienza civile Berlusconi non si è mai fatto mancare nulla. Quindi è probabile che a far scendere in campo gli strateghi della comunicazione siano stati i sondaggisti, quelli che misurano il gradimento del leader e sanno che questo è il momento migliore per rischiare, per azzardare, per sorprendere gli avversari. Il teatrino è iniziato nel giorno in cui è arrivata la condanna e si è assistito al saluto dal palco, alle lacrime trattenute (?) a stento, all’uscita di scena con la giovane fidanzata al fianco a consolarlo e all’esilio forzato (e dorato) di questo Ferragosto. L’epilogo lo conosciamo e siamo pronti a sopportarlo: si torna alle urne. Ma visto che si intuiva come sarebbe andata a finire, il giovane premier Letta non poteva almeno mettere subito mano alla legge elettorale? Ma in Italia, come diceva Flaiano, nulla è più definitivo del provvisorio.