Un po’ per snobismo, ma soprattutto per una naturale ritrosia verso le manifestazioni di massa (leggi sagre, rievocazioni storiche e altro) non mi ero mai affacciato alla fiera del libro di Torino. Sabato scorso ne ho avuto l’occasione e sono arrivato a una conclusione: non ci tornerò mai più. E spiego brevemente perché. Essere travolto da una marea informe che si aggira tra scaffali carichi di pagine come se fossero piastrelle del  Cersaie non mi sembra un buon servizio per la crescita culturale del paese. Sono convinto che i libri abbiano bisogno di altro, di atmosfere diverse, simili a quelle che troviamo quando ci immergiamo nella lettura. Certo si può leggere in metropolitana, sul tram, in mensa, ma queste sono situazioni estreme, dove riusciamo a uscire dal contesto per l’interesse che ci incolla ai contenuti di quello che leggiamo. Ci troviamo lí e dobbiamo accontentarci, ma se potessimo preferiremmo la poltrona di casa, la panchina di un parco, l’argine di un fiume.

Nel mio immaginario un salone del libro dovrebbe offrire questo, ovvero atmosfere che richiamino e ci ricordino quanto può essere piacevole trovarsi in compagnia di una pagina scritta. I libri non hanno niente a che spartire con la televisione, le passerelle dei divi, il caos che viviamo nel nostro quotidiano. Una fiera come quella di Torino crea un pericoloso equivoco, assolvendo dal mancato consumo di cultura riducendo il tutto a evento. Autori più o meno noti che prendono il microfono e parlano a capannelli di ascoltatori a caccia di gadget o di autografi più che di contenuti non è rendere un buon servizio alla diffusione delle pagine scritte. È al contrario confondere le idee, un maldestro tentativo di promuovere un prodotto che nulla ha a che fare con la cultura dominante. La diversità insita nella cultura scritta imporrebbe altro, una creatività che a Torino non ho nemmeno percepito. Ciò che impressiona, infine, è il mare magnum di piccole case editrici, alcune nobilissime, altre molto meno, che non fanno che generare ridondanza, facendo sparire in questo informe contesto quel che di buono, ancora, nonostante tutto, viene prodotto da autori che hanno qualcosa da dire e saprebbero anche come comunicarlo. Ma a Torino e in situazioni analoghe scompaiono.

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