Sabato 31 Agosto 2024

Perché consumare pesce azzurro: i vantaggi per gli equilibri marini e per la nostra salute

Scelta / Nell’alimentazione vanno privilegiati sempre pesci provenienti dai nostri mari come alici, sardine, sgombri o aguglie

Il pesce azzurro come alici e sardine è tipico del Mediterraneo

Il pesce azzurro come alici e sardine è tipico del Mediterraneo

Gli studi in ambito alimentare confermano che fa meglio alla salute consumare il pesce azzurro, rispetto ai cosiddetti “pesci bistecca” come salmoni o tonni, il cui consumo è sempre più massiccio. Il pesce azzurro come alici, sardine, sgombri o aguglie è quello tipico del Mediterraneo; e il suo consumo giova a noi ma anche all’ambiente: le conseguenze di una pesca indiscriminata rischiano infatti di minacciare gli equilibri marini e le sue risorse. Secondo una ricerca del Wwf Italia, il 40% del pescato nei nostri mari viene reimmesso in acqua ma senza vita, perché troppo piccolo per essere venduto e generare adeguato profitto. Per tutelare invece l’habitat marino dovremmo consentire alle specie che lo popolano di riprodursi secondo ritmi più naturali. Per questo, un consiglio molto elargito dagli esperti, è di consumare pesce “dal ciclo vitale breve”; ciò ha almeno due conseguenze positive: si permette la prosecuzione della specie stessa, che si sarà riprodotta almeno una volta nell’arco della sua esistenza; inoltre, vivendo poco, il pesce ha meno tempo per essere contaminato dagli inquinanti presenti in mare. Vanno dunque privilegiati sempre pesci provenienti dai nostri mari; d’altronde, abbiamo l’imbarazzo della scelta, tra oltre 500 specie tra pesci e molluschi. Si calcola che il consumo medio annuale di pesce nel nostro Paese sia pari a poco meno di 30 kg a persona: dunque, la domanda di questo genere alimentare è decisamente alta; ciò che dovremmo fare è rispondervi con un’offerta di pesce proveniente in maggior parte dai nostri mari. Dagli scarti della birra una farina gustosa e salutare Processi / Le cosiddette “trebbie umide” vengono usate per produrre LEY Vi soffermate mai a pensare a quanti materiali di scarto implica la produzione di cibi e bevande? Per evitare che questi processi gravino in maniera irrimediabile sul pianeta, dovremmo ripensare gli attuali sistemi di produzione per trovare delle soluzioni più sostenibili. Ed è ciò che fa Circular Food, un’azienda che ha come obiettivo quello di reimpiegare materie di scarto con l’obiettivo di realizzare nuovi prodotti alimentari. Si tratta di una start up italiana, che ha trovato il modo di trasformare gli scarti della produzione della birra in una farina ricca di fibre e proteine, utilizzabile per produrre pasta, pane, pizza, biscotti e molto altro. Ma quali sono gli scarti del processo di produzione della birra? Sono le cosiddette “trebbie umide”: malto d’orzo fermentato dall’alta percentuale proteica e fibrosa. Finora nessuno aveva trovato il modo di recuperarlo e trasformarlo in forma commestibile: Circular Food ha invece ideato LEY, la prima farina proteica prodotta utilizzando questi scarti. Ricca di fibre, che costituiscono oltre il 52% del peso totale, ferro e sali minerali, viene prodotta con un sistema molto semplice: le trebbie umide vengono raccolte dai birrifici artigianali, essiccate e macinate, e danno vita a questa farina versatile e dal gusto inconfondibile. Ovviamente, non è solo l’impiego della materia prima ad essere sostenibile, ma anche la produzione stessa della farina: gli impianti di produzione garantiscono un risparmio del 60% del fabbisogno energetico, un ridotto impatto di CO2, il recupero dell’acqua estratta, e inoltre l’assenza di uso di combustibili fossili. Il risultato di questo processo è un prodotto vegetale, salutare e sostenibile, ideale per chi vuole mangiare in modo consapevole; al contempo però è ricco di gusto e regala un sapore unico a tutti i prodotti in cui viene impiegato