Domenica 5 Maggio 2024

Carta d’identità elettronica, la chiave che apre i servizi pubblici

Barberis, consigliere del Governo: "Un progetto fermo per 20 anni"

La carta d’identità elettronica

La carta d’identità elettronica

ROMA, 12 LUGLIO 2016 - PARTE FIRENZE dal 18 luglio, poi Roma il 22, Napoli dal 25, mentre Milano comincerà a settembre. Ma altri Comuni italiani, che non sono metropoli, hanno già consegnato ai primi cittadini la carta d’identità elettronica. Saranno 200 le città coinvolte nella sperimentazione, che durerà fino all’autunno. Ma è chiaro che Firenze e Roma rappresenteranno il battesimo del fuoco per una novità, lanciata in pompa magna 18 anni fa, concretizzatasi in una manciata di carte consegnate da pochi Comuni, rimasta invischiata nella palude delle amministrazioni pubbliche italiane. Per Paolo Barberis, consigliere per l’innovazione a Palazzo Chigi, fondatore di Dada (la prima web factory italiana, quotata in Borsa) e di NanaBianca (acceleratore di start up), l’ora della «Cie 3.0», carta d’identità elettronica del nuovo millennio, è l’occasione migliore per fare il punto sull’innovazione in Italia. 

«L’aspetto più interessante - è l’esordio di Barberis - della carta d’identità digitale è che rientra tra le innovazioni che non si riuscivano a mettere in pratica. Quando mettevi attorno a un tavolo tutti i tasselli dell’amministrazione pubblica, dalle prefetture ai ministeri, dai Comuni al poligrafico dello Stato, fino a Palazzo Chigi, c’era sempre qualcuno che si alzava e diceva che era impossibile realizzarla. Ora alcuni Comuni hanno già cominciato ad emetterla, in futuro chiunque vorrà potrà averla. Costa meno di 14 euro ed è un bel passo avanti verso la cittadinanza digitale».

Bel concetto, ma astruso per molti italiani, non crede?

«Forse, ma meno di quanto a qualcuno piace pensare. Il 70% degli italiani è connesso, entro pochi anni la banda larga sarà a disposizione di tutti. La carta d’identità digitale fa parte di un castello di innovazioni. E’ uno dei fili che può orientare il cittadino nel grande labirinto digitale dell’amministrazione pubblica».

Esca dalla mitologia, torniamo nel mondo reale...

«Quando lanciammo il progetto dell’innovazione, Palazzo Chigi aveva 240 siti, la giungla della pubblica amministrazione, tra centrale e locale, aveva 50mila portali, c’erano 100mila password e modalità di accesso per potere avere i servizi. In questi mesi abbiamo disboscato questa giungla, creando applicazioni che possono essere utilizzate con il telefonino. Molti servizi hanno accessi semplificati, basta una password per entrare e sapere quante tasse pagare, come iscrivere il figlio all’asilo nido, come prenotare una visita medica, come avere certificati e tanto altro ancora. Il senso è creare una piattaforma Italia: la carta d’identità elettronica è la tua identità in rete, l’username e la password sono le tue chiavi d’accesso. E il livello di sicurezza, di tutela della privacy, è il più alto possibile».

Quali sono le novità della carta elettronica?

«In pratica è una carta con tutti i dati personali, dall’atto di nascita al codice fiscale, da elementi di sicurezza fino alla posta elettronica certificata. E ci sono anche dati biometrici, come le impronte digitali e la facoltà per i maggiorenni di indicare la volontà di donare gli organi. C’è anche un Pin per entrare nei servizi pubblici».

Sarà più facile usarla all’estero, soprattutto in Gran Bretagna..

«Noi preferiamo pensare che sarà usatissima in Italia. Con le app che abbiamo studiato, basterà avvicinarla a un telefonino per avere accesso ai servizi pubblici digitali, sia centrali che locali. Un modo per rendere più semplice il Paese».

Quanto è costato il progetto? I soldi erano la causa dei tanti fallimenti precedenti...

«Nessun costo aggiuntivo rispetto al progetto di sviluppo. Questa non è la creatura di una persona che vuole fare tutto per mettere in rete i servizi. Ma un ecosistema creato da singoli sviluppatori, che hanno creato insieme la piattaforma digitale del Paese. Possiamo colmare ritardi ventennali, curare l’allergia al digitale di tanti italiani, fornendo loro un accesso facile a tutti i servizi utili. Non mi sembra un passo avanti da sottovalutare».