Salute

Trauma cranico, elettrodi risvegliano la corteccia dormiente

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Una banale caduta in casa, per strada o al lavoro, un incidente al volante, uno scontro fisico per un’aggressione o, senza cattive intenzioni dall’altra parte, durante la pratica di un’attività sportiva. Sono diverse le situazioni in cui una persona può subire un trauma cranico. Le lesioni e i danni che ne conseguono possono provocare disturbi fisici, cognitivi, emotivi e comportamentali persistenti. In particolare, per quanto riguarda il cervello, successivamente possono manifestarsi disfunzioni cognitive a lungo termine che ostacolano il ritorno delle persone ai loro livelli di funzionamento precedenti. Sono allo studio soluzioni per contrastare l’impatto debilitante di queste lesioni sulle funzioni cognitive.

 

Riconnessioni

“Dopo una grave lesione cerebrale, molte cellule del cervello risultano disconnesse e molte altre sono morte”, ha affermato uno degli autori dello studio, Nicholas Schiff della Weill Cornell Medicine di New York. “Stimolare elettricamente il centro relè del talamo (ossia una sorta di piccola stazione di trasmissione delle informazioni sensoriali e spaziali, ndr) potrebbe ripristinare quelle connessioni andate perdute”. Schiff e i suoi colleghi sono ottimisti riguardo alla possibilità che la stimolazione profonda del cervello – su cui continueranno a fare test e approfondimenti – possa contribuire al miglioramento delle funzioni cognitive in individui affetti da disabilità croniche.

 

Impianti

Le ricerche sulla relazione tra cervello e trauma cranico suggerivano finora che il deficit nei circuiti cerebrali fondamentali, situati in particolare nel talamo, potesse essere collegato alla perdita della funzione cognitiva. Di recente, negli Stati Uniti, è stato condotto uno studio clinico su un gruppo ristretto di pazienti che avevano subito un trauma cranico moderato o grave, con l’obiettivo di valutare gli effetti della stimolazione profonda del cervello su queste persone. Ai partecipanti sono stati impiantati chirurgicamente degli elettrodi in specifiche aree del talamo, che si trova nella regione centrale del cervello. Questa struttura è fondamentale per diverse funzioni cerebrali e svolge un ruolo chiave nella trasmissione delle informazioni sensoriali e motorie.

 

Elettrodi analoghi erano già stati adoperati in precedenza, per esempio, per calmare i tremori causati dal morbo di Parkinson o le crisi di epilessia. Oltre a ciò, i ricercatori americani hanno utilizzato moderni metodi di neuroimaging per individuare le reti neuronali la cui attivazione era stata compromessa in seguito al trauma.

 

Più velocità

I risultati dello studio sono stati diffusi sulla rivista Nature Medicine. La stimolazione profonda applicata a questi circuiti nel talamo non ha causato gravi reazioni avverse. Al contrario, l’intervento ha apportato un miglioramento delle velocità di elaborazione, misurate attraverso test cognitivi specifici che valutano l’attenzione, la rapidità e la flessibilità mentale, l’organizzazione spaziale, l’iter visivo, il richiamo e il riconoscimento delle informazioni. Il miglioramento ottenuto è stato riscontrato rispetto ai valori di base dei pazienti, registrati prima dell’intervento chirurgico necessario in seguito al trauma cranico riportato.

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