Benessere

Timidezza? Dipende anche da cosa mangiamo

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“Il cuore timido ha paura dell’ombra”, recita un vecchio adagio. La timidezza, in effetti, è prima di tutto una questione di paura: questo tratto della personalità, infatti, nasce fondamentalmente dal timore del giudizio e delle critiche altrui. E può manifestarsi con rossori improvvisi sul volto, salivazione azzerata, respiro affannoso, difficoltà ad articolare la parola in situazioni comuni, per esempio quando si deve parlare in pubblico, si conosce gente nuova, si finisce al centro dell’attenzione anche se, in quel momento, si vorrebbe scomparire. Ma quando questa apprensione diventa eccessiva e talvolta paralizzante, può sfociare in vera e propria fobia sociale o ansia sociale, un disturbo che, secondo l’agenzia Ansa, in Italia riguarda il 7,5% degli adulti.

 

Microbiota intestinale

Di recente, sulla rivista accademica a stelle e strisce Pnas, è stato pubblicato un nuovo studio condotto dal centro Apc Microbiome e dall’University College di Cork. I risultati della ricerca irlandese aprono nuove frontiere nell’origine e nel trattamento dell’ansia sociale. Gli scienziati, infatti, hanno notato il ruolo del microbiota intestinale nella trasmissione del disturbo in questione. In base a tale prospettiva, dunque, l’insieme di batteri, virus, germi, funghi e altri microrganismi presenti nell’organo, considerato una sorta di secondo cervello, tanto è intelligente e sensibile, hanno un impatto sia sui neuroni sia sulle emozioni.

 

Maggiore vulnerabilità

I ricercatori irlandesi hanno trapiantato il microbiota di sei persone che soffrono di ansia sociale in modelli animali sani. In seguito a ciò, hanno spiegato gli scienziati, i modelli utilizzati nello studio hanno cominciato a manifestare segni evidenti di fobia sociale, mostrando cioè una maggiore sensibilità durante le interazioni con gli altri simili e persino sviluppando cambiamenti a livello cerebrale e immunitario. In base a quanto è emerso nell’analisi riportata su Pnas, pertanto, i microorganismi intestinali svolgerebbero una funzione tutt’altro che secondaria relativamente alle reazioni generate dalla paura causata e amplificata dal disturbo d’ansia sociale.

 

Nuovo obiettivo delle cure

Ha dichiarato il Professor John F. Cryan dell’University College Cork: “Il disturbo di ansia sociale è un problema in crescita per la popolazione umana, quindi è fondamentale esplorare nuovi trattamenti per affrontare la condizione. Scoprire un legame tra il microbiota e tale condizione di disagio è una scoperta significativa che indica che il microbiota rappresenta un potenziale bersaglio terapeutico”. Ha aggiunto il Professor Paul Ross del centro Apc Microbiome: “Il disturbo d’ansia sociale può essere una condizione debilitante, e questa nuova scoperta porta a nuove vie terapeutiche che tengono conto del microbioma con la possibilità di modificarne la composizione per migliorare la salute”. Assunzione di fermenti lattici, consumo di fibre alimentari e dieta personalizzata potrebbero promuovere il benessere dell’intestino, ma anche favorire la serenità in campo sociale e relazionale.

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