Medicina

Obesità e stile di vita sedentario Sempre più bambini a rischio

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Il diabete nelle nuove generazioni ha registrato un incremento del 39,37% negli ultimi trent’anni, secondo uno studio pubblicato su Jama. Alla predisposizione genetica si sommano fattori ambientali e alimentari, sovrappeso e stile di vita sedentario. Fino a un recente passato, il diabete giovanile era il classico tipo 1, che prima o poi richiedeva insulina e monitoraggio della glicemia. L’epidemia globale di obesità infantile ha fatto esplodere il diabete di tipo 2 negli adolescenti, che impone una dieta equilibrata e attività fisica per limitare il rischio complicanze cardiovascolari, danni ai reni, retinopatie e lesioni ai nervi.

 

Quali le dimensioni del fenomeno dilagante che stiamo scoprendo nei teenager? I medici dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, per dare un’idea, seguono oltre mille bambini con diabete, e ogni anno registrano cento nuove diagnosi. Tra le novità, l’istituto fiorentino ha annunciato in questi giorni un progetto con le unità cinofile. «La scuola cani guida di Scandicci – ha annunciato il governatore della Toscana, Eugenio Giani – addestrerà i primi quattro esemplari da allerta per un’esperienza pilota in età pediatrica». Animali dal fiuto sensibilissimo, in grado di carpire le variazioni di concentrazione di composti organici volatili prodotti da una persona vicina, saranno istruiti per dare l’allarme prima che si scateni una crisi glicemica che potrebbe avere conseguenze drammatiche. Questi angeli a quattro zampe saranno compagni di giochi e… amici per la vita dei ragazzi con diabete.

 

C’è attesa intanto per l’imminente lancio di un farmaco che ritarda la comparsa della malattia. «Aspettiamo il via libera dell’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali, e dell’Aifa, per un anticorpo monoclonale efficace nel prevenire la perdita di funzione delle cellule beta del pancreas, che nei soggetti con diabete mellito sono aggredite e progressivamente distrutte dal sistema immunitario», ha scritto Raffaella Buzzetti, presidente eletto della Società italiana di diabetologia.

 

Nei bambini il diabete di tipo 1 attraversa tre stadi: l’ultimo è il più insidioso, richiede costanti iniezioni di insulina. La terapia con l’anticorpo monoclonale, spiega Angelo Avogaro, ordinario di endocrinologia all’Università di Padova e capofila dei diabetologi italiani della Sid, si potrà prescrivere in pazienti dagli 8 anni in su con predisposizione al diabete di tipo 1 nei quali siano evidenziati due o più autoanticorpi, in una condizione di alterato metabolismo e ridotta tolleranza agli zuccheri (disglicemia). Lo screening servirà a individuare i soggetti candidabili al trattamento.

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