Benessere

Muovere gli occhi per curare la psiche

di
Maria Cristina Righi
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La new wave della psicoterapia va in direzione delle terapie brevi e sono molti gli innovatori del cambiamento rapido. Uno di questi, Steve Andreas, ha ricostruito lo schema del movimento oculare per la riprogrammazione delle informazioni emotive, cognitive e sensoriali. Oggi questo approccio viene conosciuto come EMI (Eye Movement Integration Therapy: integrazione tramite movimenti oculari guidati) ed è legato a quello della più nota terapia oculare EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing: desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari). Entrambe le terapie si rifanno alle teorie di Milton H. Erikson, il padre dell’ipnosi moderna.

 

L’EMDR è un particolare tipo di approccio terapeutico scoperto dalla ricercatrice americana Francine Shapiro nel 1989. È impiegato per il trattamento di traumi e stress psicologici di entità più o meno grave. Utilizza movimenti oculari guidati per aiutare a gestire problemi di ansia, stress post-traumatico, fobie, disturbi alimentari e del sonno, dipendenze e molti altri disturbi psicologici e fisici. Per l’EMDR i disturbi da trauma o stress sono il risultato di una non elaborazione razionale o di un’elaborazione non corretta, della grossa mole di informazioni (pensieri, emozioni, sensazioni fisiche) ricevute durante il trauma o l’evento stressante. È come se le sensazioni emotive e fisiche provate durante rimanessero bloccate nell’individuo, rappresentandosi anche a distanza di tempo, come se la persona stesse ancora vivendo l’evento scatenante questi disturbi. L’obiettivo è quello di ridurre la sofferenza riattivando la capacità di elaborare in maniera corretta le emozioni negative.

 

L’EMI è l’evoluzione più rapida dell’EMDR e arriva in Italia nel 2018. È una neuroterapia e una tecnica efficace per problematiche emozionali. Partendo dal principio che gli eventi visti e vissuti emotivamente vengono memorizzati ed elaborati a livello del talamo e dell’ippocampo e poi recuperati, movimenti oculari particolari possono portare a disinnescare il ricordo doloroso a livello cerebrale. In pratica il terapeuta muove la sua mano all’interno del campo visivo del paziente per stimolare specifici movimenti oculari. Attivando o disattivando determinate aree cerebrali è possibile integrare traumi passati o momenti di difficoltà attuali per reagirvi in maniera maggiormente adattiva. In tutte le persone questo trattamento in 10-14 sedute favorisce l’elaborazione spontanea delle informazioni emotive e la loro conseguente integrazione.

 

L’EMI è stato perfezionato dalla psicologa canadese Danie Beaulieu che nel 2003 ha anche scelto il nome. Consente l’accesso a tutte le informazioni sensoriali, cognitive ed emotive per aiutare la mente a guarire se stessa facendo affidamento sulle proprie risorse interne. Il protocollo è abbastanza flessibile. Il paziente è invitato a descrivere la scena del trauma o del blocco emotivo con quanti più dettagli possibili su ciò che ha provato, sulle sue sensazioni corporee. Sceglie quindi tre parole chiave per rivivere le emozioni dolorose: per esempio violenza, umiliazione, schermo nel caso di atti di bullismo online. I movimenti oculari vengono quindi eseguiti seguendo la mano del terapeuta mentre ci si concentra sulle parole che sta pronunciando. I movimenti sono scelti in base alle reazioni del paziente.

 

La tecnica EMI si è ampiamente dimostrata valida anche nel trattamento degli psicotraumi più violenti che hanno un profondo impatto sulla psiche. La pratica clinica ha dimostrato che questa tecnica è molto efficace quando esistono difficoltà a verbalizzare la sofferenza. Può essere utilizzata anche in caso di malattie croniche, bassa autostima, fobie, ma anche conflitti coniugali o tra genitori e figli.”

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