Benessere

Infanzia decisiva, i traumi segnano

di
Alessandro Malpelo
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La stagione della vita che dall’infanzia conduce alla maturità è influenzata dall’atteggiamento degli adulti nei confronti dei più piccoli. Andres Bustamante, ricercatore dell’Università della California a Irvine, ha scritto sulla rivista Developmental Psychology che i bambini che ricevono attenzioni e cure costanti durante lo svezzamento sviluppano un particolare talento in ambito scientifico, tecnologico e matematico, e questo accade in maniera ancora più evidente in seno alle famiglie a basso reddito. In una battuta si potrebbe dire che contano più le carezze dei soldi. Gli autori dello studio, basandosi su dati di un migliaio di famiglie seguite per quindici anni, dal 1991 al 2006, hanno riscontrato che la quantità di stimoli e incoraggiamenti forniti da genitori e parenti a casa, o dalle educatrici al nido, è stata proporzionale ai successi conseguiti negli studi durante l’adolescenza.

 

Al contrario le esperienze negative vissute durante i primi anni di vita possano determinare svantaggi e indurre comportamenti superficiali o aggressivi durante la crescita. Uno studio condotto presso la Northwestern University di Chicago ha dimostrato che i traumi possono ripercuotersi nelle espressioni del genoma umano, causando un invecchiamento precoce negli individui che più hanno sofferto o in quelli che sono stati incapaci di superare le difficoltà in età evolutiva. Curiosamente, i due studi confermano, da angolature diverse, una intuizione che in qualche modo viene data per scontata: l’intelligenza innata e i doni di natura esistono, ma i primi anni di vita sono ugualmente importanti per la formazione della personalità, muovere gli interessi, la curiosità, il desiderio di apprendere.

 

Un ambiente stimolante e creativo può plasmare l’individuo, conferendogli sensibilità speciali, capacità di adattamento, rispetto verso il prossimo. Le evidenze mostrano l’importanza della famiglia e di tutto quel contorno che accompagna i primi giochi, le prime scoperte. La scuola, i programmi educativi, puntano a fare leva sulle abilità personali. Così il potenziale verrà fuori. In età prescolare il metodo Montessori, ad esempio, si è rivelato in grado di dare una marcia in più agli studenti, anche a quelli economicamente, socialmente o psicologicamente svantaggiati. E ricordiamo qui anche un grande insegnante, il maestro Alberto Manzi, e il suo motto che ha attraversato gli anni del boom economico e dell’alfabetizzazione in tv: non è mai troppo tardi… per imparare a leggere, scrivere e per sviluppare le nostre facoltà intellettuali.

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