Medicina

Dalla dieta mediterranea a quella planetaria

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La soluzione per ridurre l’impatto delle principali cause di morte e delle malattie croniche è a portata di mano: consisterebbe nell’adottare un regime alimentare planetario (planetary health diet) simile a quello mediterraneo. È quanto affermato dal direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, e dal ministro Orazio Schillaci, durante il vertice sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite, svoltosi alla Fao. Questo schema flessibile predilige prodotti freschi non processati, coltivati localmente seguendo il principio dell’agricoltura sostenibile. Lancet aveva lanciato anni addietro l’idea di ricalcare la dieta mediterranea, declinandola in ogni angolo del mondo con prodotti della natura dalle caratteristiche analoghe, seguendo il principio della distribuzione a chilometri zero.

 

Quali i fondamentali della dieta planetaria? Limitare il consumo di grassi saturi e dello zucchero, raddoppiare il consumo di frutta fresca, noci, verdure di stagione e legumi. Quindi una buona varietà di alimenti a base vegetale, limitate quantità di derivati di origine animale, e altrettanto limitate quantità di cereali raffinati, trasformati e con zuccheri aggiunti. È bene tenere d’occhio anche le quantità totali di frutta, verdura, legumi, cereali e olio che finiscono nel piatto. Questo perché la dieta è bilanciata per un apporto totale di 2.500 calorie giornaliere: intende scoraggiare gli eccessi. Quindi una dieta flessibile, in gran parte a base vegetale, e che può facoltativamente includere modeste quantità di pesce, tagli di carne di macelleria e latticini.

 

«I principi cardine – ha dichiarato Maurizio Muscaritoli, presidente SINuC, Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo – dovrebbero essere insegnati nelle scuole e rivalutati in campo sanitario. Attraverso scelte alimentari consapevoli e sostenibili è possibile ridurre l’impatto delle malattie croniche, promuovendo la salute delle persone e il benessere del pianeta». La dieta mediterranea è considerata uno dei modelli alimentari più sani in assoluto, purtroppo molti anche in Italia si sono allontanati dalla retta via. Recentemente sono stati presentati i risultati dell’applicazione del Planetary Health Diet Index su due campioni di popolazione, 100mila persone ciascuno. Questo algoritmo misura gli effetti delle scelte alimentari sulla salute e sull’ambiente, è emerso che «l’adesione alla dieta planetaria determinerebbe un rischio di morte inferiore del 25% complessivo per cancro, malattie cardiovascolari, affezioni neurodegenerative e respiratorie», ha spiegato Alessio Molfino, illustre ricercatore in nutrizione clinica, medico specialista dell’Università di Roma, La Sapienza.

 

Inoltre «adottare la dieta planetaria può comportare una diminuzione del rischio del 15% per tumori, 20% per neuropatie, 50% per broncopneumopatie». Un modello alimentare sano e naturale farà bene anche all’ambiente, ma è necessario un impegno collettivo per garantire che i prodotti siano accessibili a tutti.

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