Medicina

Calo di zuccheri, quando e perché riportare la glicemia nella norma

di
Alessandro Malpelo
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Calo di zuccheri, che cosa comporta? Un repentino abbassamento della glicemia con perdita di coscienza è un inconveniente che può riguardare tante persone, in particolare tutti quelli in terapia con insulina, ma anche altri. Nel diabete inutile rischiare.

Si considera come valore minimo, al di sotto del quale si parla di ipoglicemia, una concentrazione di zucchero nel sangue pari a 70 mg/dL. La glicemia, nei soggetti che possono andare incontro a complicanze di questo tipo, viene controllata in modo saltuario, raramente prima di uscire di casa, bisogna essere invece previdenti.

 

Riportare la glicemia nella norma è di vitale importanza per limitare le conseguenze, che dal mancamento iniziale possono condurre al coma, in circostanze drammatiche. Ma quali strumenti abbiamo per limitare il danno? La risposta viene da una campagna di sensibilizzazione promossa da Diabete Italia Onlus e PortaleDiabete con il patrocinio di AMD – Associazione Medici Diabetologi, SID – Società Italiana di Diabetologia e SIEDP – Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica.

L’ipoglicemia è la complicanza acuta più importante del diabete e va gestita in modo adeguato, il fattore chiave per affrontarla è che il paziente e le persone a lui vicine sappiano riconoscere per tempo i segnali di sofferenza e intervenire tempestivamente con assunzione di zucchero per piccoli aggiustamenti o, nelle forme più severe, di glucagone, somministrabile per via inalatoria, sotto forma di spray.

 

Una indagine intitolata Ipoglicemia. Non farti sorprendere, (sito web www.ipoglicemianonfartisorprendere.it) realizzata con il supporto di Lilly, evidenzia l’importanza di migliorare l’informazione, imparando a gestire con prontezza un calo di zuccheri indesiderato e imprevedibile. Chi è soggetto a sbalzi di glicemia solitamente tiene a portata di mano l’occorrente per gestire un’improvvisa crisi (caramelle, bustine di zucchero, bibite dolci, succo di frutta) ma in quasi l’80 per cento dei casi dimenticano il glucagone, un ormone oggi facilmente accessibile, l’unica risorsa preziosa efficace per far fronte alle forme severe di ipoglicemia.

 

Gli episodi critici possono verificarsi in casa, di notte, ma anche fuori del contesto domestico (a scuola, al lavoro o durante l’attività fisica). Cosa altro si può fare? Prevenire è meglio che curare, purtroppo arriva a volte il momento di soccorrere una persona in crisi ipoglicemica, e in quei casi bisogna prendere l’iniziativa.

 

“Vanno addestrati parenti, amici, compagni di lavoro e di svago a cercare il glucagone nelle tasche o nello zaino e somministrarlo senza indugi, perché l’ipoglicemia può essere fatale. Questo è un problema largamente sottovalutato – ha affermato Enzo Bonora, professore ordinario di endocrinologia all’Università di Verona – considerato che in Italia circa un milione di persone è in trattamento con insulina e circa un altro milione assume farmaci non insulinici che possono causare ipoglicemia”.

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