Lorenzo Cesa, l'uomo nell'ombra: chi è l'ex segretario dell'Udc

Leader di basso profilo, preferisce restare un passo indietro. L'ultima trattativa con Conte, perché passasse col Governo

Lorenzo Cesa si è dimesso da segretario dell'Udc (Ansa)

Lorenzo Cesa si è dimesso da segretario dell'Udc (Ansa)

Roma, 21 gennaio 2021 -  “Basso profilo”. A volte la storia politica vive di paradossi e di coincidenze astrali, per lo più negative, incontestabili. Lui, Lorenzo Cesa (classe 1951, di Arcinazzo, paesino alle porte di Roma dove, nel 1953 Giulio Andreotti e il generale fascista Rodolfo Graziani, gasatore di indigeni libici, etiopici e angloamericani, si abbracciarono tutti e due felici, segretario dell’Udc ormai dal 2005, ex europarlamentare) è sempre stato un politico fatto così. Abituato, cioè, Cesa, al ‘basso profilo’: zero interviste, pochissime dichiarazioni, rarissima partecipazione a salotti e feste sulle terrazze romane, scarsa anche la frequentazione del Parlamento ieri, quando vi sedeva, al Senato, che, oggi, quello di Bruxelles.

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In tutti i partiti in cui ha militato - dalla vecchia Dc, ala dorotea, poi passando per il Ccd di Casini fino all’Udc, di cui è stato, fino a oggi, segretario – come pure tutte le operazioni politiche che Cesa ha condotto in decenni di ‘onorata’ carriera, il segretario udiccino ha sempre preferito la discrezione e il restare sempre ‘un passo indietro’, rispetto ai big del suo partito (l’Udc) e della sua coalizione (il centrodestra, almeno finora) rispetto agli altri leader e, in generale, alle ‘luci della ribalta’, luci che non ha mai amato.

L’uomo nell’ombra, lo si potrebbe chiamare, Lorenzo Cesa, se non fosse se che il libro e il film da cui viene la citazione (libro di Robert Harris, film di Roman Polanski) sono ispirati a Tony Blair e al suo storico portavoce e hanno come protagonista non un uomo politico, bensì il suo ghostwriter (uomo nell’ombra), cioè uno scrittore di testi. Se c’è una cosa che Cesa non fa né si cimenta è scrivere.

Il ‘profilo’ è quello e lo stile pure, un ‘basso profilo’ che si addice a ogni ‘uomo nell’ombra’ che si rispetti, e Cesa lo è, come ha dimostrato anche in questi giorni e settimane di trattative serrate, ma sempre tenute sottotraccia, oscure.

Le pressioni del Governo Conte

L’ultima trattativa di Cesa, fino a queste ore, era con Conte. Il premier voleva convincere Cesa a passare con il governo e ‘tradire’ il centrodestra di cui l’Udc, da decenni, fa parte. Ancora fino a ieri, da palazzo Chigi, insistevano con Cesa e blandivano l’Udc con ogni mezzo e arma possibile (le ‘armi’, è ovvio, corrispondono ad altrettante ‘poltrone’ promesse o da promettere…) nella speranza di strappare, al centrodestra, anche un nome (Udc: Unione democratica di centro) e un simbolo (lo scudocrociato) che, sullo speciale ‘mercato’ della Politica, valgono e pesano come l’oro. Infatti, con un nome e un simbolo storico e così radicato, oltre che presente alle ultime elezioni, si può costituire un gruppo parlamentare autonomo utile a ‘pareggiare’ quello di Italia Viva, ormai attestata all’opposizione nelle Camere.

Il problema, non di poco conto, dunque stava e resta la ‘campagna acquisti’ che il premier e i suoi emissari del Pd stavano conducendo, e ancora non demordono, con l’Udc. La ‘campagna acquisti’, in cambio di ‘ampi riconoscimenti’ della pattuglia udiccina dentro il prossimo governo Conte (Conte due bis o Conte ter che sia e che sarà poco importa), - prevedeva, per dire, la promozione della senatrice cattolica ortodossa e conservatrice Paola Binetti a titolare del ministero della Famiglia e altre compensazioni per gli altri senatori Udc, De Poli e Saccone, ora federati con FI.

Tutto questo in cambio dell’appoggio dell’Udc al governo Conte e, soprattutto, in base ai risultati della ‘pesca’ negli altri gruppi presenti al Senato (Misto, Autonomie, etc.), della creazione di un gruppo autonomo di ‘Volenterosi’ che avrebbe messo Iv nell’angolo, rendendola ininfluente per assicurare al governo Conte una navigazione più tranquilla.

Con l'inchiesta l’operazione subisce un brusco arresto, anche se forse solo momentaneo, in attesa di capire chi sarà il nuovo segretario dell’Udc e su quali orientamenti politici si posizionerà: se, cioè, ribadirà la collocazione dell’Udc nel centrodestra o se farà passare, armi e bagagli, il piccolo partito cattolico nel centrosinistra.

I vertici del Centrodestra

Cesa, da giorni e settimane, resisteva caparbiamente a ogni tipo di pressioni e di compravendita da parte di Conte, restando saldamente ancorato dentro il centrodestra, ma non la stessa cosa si poteva né si può dire dei suoi tre senatori.

E proprio per fermare tale operazione, nel centrodestra, avevano iniziato a sparare - contro le ‘incursioni’ di Conte sugli anelli ‘deboli’ della coalizione, oltre che i più piccoli (i totiani di ‘Cambiamo-Idea’, che al Senato sono tre, i due senatori di ‘Noi con l’Italia’ guidati da Maurizio Lupi e, appunto, i tre senatori dell’Udc Binetti, Saccone e De Poli) – con la contraerea, promettendo loro un po’ di tutto e, soprattutto, promuovendoli a interlocutori ‘stabili’ nei vertici di centrodestra. Vertici che ormai si tengono ogni giorno, durante questo periodo di crisi politica e di governo, ma anche vertici in cui, fino all’altro ieri, i ‘piccoli’ non solo non venivano invitati ma venivano anche snobbati e spesso tenuti all’oscuro, dovendosi accontentare delle briciole sia in quanto a posti promessi che a visibilità. Invece, da giorni, ecco che i piccoli diventano ‘grandi’, ‘indispensabili’ e ‘costruttori’ di ogni governo possibile.

“Senti, Matteo (Salvini, ndr.) facciamo così – si era spazientito Ignazio La Russa, ex colonnello di An e oggi braccio destro di Giorgia Meloni dentro Fratelli d’Italia a uno degli ultimi, e quotidiani, vertici del centrodestra - ora tu ti chiudi in una stanza a porte chiuse con Lorenzo (Cesa, ndr.) e stabilite, una volta per tutte, quanti collegi e posti gli dai, alle prossime elezioni comunali e alle politiche, così siamo sicuri che l’Udc resta con noi e non va con Conte”. Cesa, però, non ha fatto in tempo a chiudere la trattativa, a causa delle accuse, e abbandona la guida del partito dopo 15 anni al timone, ma - in attesa di essere ascoltato dalla procura calabrese e cercare di chiarire la propria posizione - per Cesa c'è solo una certezza: non potrà ricorrere all'immunità parlamentare, visto che oggi non è più parlamentare e neppure europarlamentare.

Gli ultimi fallimenti in carriera

La storia recente del politico 69 enne di Arcinazzo Romano è costellata di candidature fallimentari: parlamentare europeo fino al 2006, onorevole in Italia fino al 2014 e poi di nuovo eurodeputato, Lorenzo Cesa si è fermato nel 2018, non prima però di aver proposto tra le critiche l'istituzione di indennità parlamentare aggiuntiva “contro le tentazioni”.

Tornando alle urne, ecco le débâcle. Alle Politiche del 2018 Cesa è uno dei candidati non eletti nel collegio di Nola. Nel 2019 arriva la seconda batosta consecutiva. Alle Europee l'Udc trova l'accordo con Berlusconi ma il suo segretario, a fronte di 42.229 preferenze, risulta il primo dei non eletti.

Altra storia è quella della carriera di Cesa nel suo partito. Nel 2005 ottiene la guida dell'Udc succedendo a Marco Follini che celebra la sua elezione all'unanimità definendolo una “straordinaria figura umana e politica”. Cesa replica definendosi “un segretario di transizione”, ma presto diventa un segretario dell’Udc ‘a vita’, fino a oggi.