Roma, 16 aprile 2018 - Pare quasi di essere all’inzio di una «classica» trattativa post-elettorale, quelle belle trattative d’antan fatte di pubbliche accuse e privati ammiccamenti, che andavano avanti per settimane salvo poi trovare un’accelerata finale tanto l’esito era già scritto. Questo lo schema cui sembrano rispondere le ultime dichiarazioni di tutti i leader, da Salvini a Di Maio per chiudere con Berlusconi, tutte tese a non rimuovere veti e stop reciproci.
Non ce n’è uno che faccia un passo indietro. Il problema è però che le elezioni ci sono state oltre 40 giorni fa, al Quirinale le delegazioni dei partiti hanno già sfilato due volte e il presidente della repubblica ha già sventolato il primo cartellino giallo all’inidirizzo delle forze politiche. Dovremmo essere in una fase conclusiva della trattativa, e invece no. I partiti però non hanno compreso che il tempo è scaduto, e che da adesso in avanti più che loro saranno i cittadini a esaurire la pazienza e quella dose di fiducia concessa con il voto del 4 marzo. La gente non sopporta troppo i giochi di palazzo, vuole che la politica affronti i problemi e li risolva, e fa bene il presidente Mattarella a voler mettere fine a questo tira e molla, lungo e infruttuoso. Per Salvini, Di Maio, Berlusconi, Martina il credito non è illimitato.