Appello della Cei: il nuovo governo sia al servizio della gente

Prove di dialogo tra le forze politiche. Brunetta: "Confronto con Pd e Movimento Cinque Stelle sulle presidenze di Camera e Senato" Elezioni 4 marzo 2018, tutti i risultati: vai allo speciale

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei (Ansa)

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei (Ansa)

Roma, 10 marzo 2018 - "Essere totalmente al servizio della gente e di ascoltarla": è questo l'appello rivolto al futuro governo italiano dal presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti. "Chiedo di attuare quello che noi anche nella dottrina sociale della Chiesa chiamiamo il bene comune che è il bene di tutti",  sottolinea Bassetti rispondendo ai giornalisti a margine del suo intervento alla presentazione, ad Assisi, del nuovo libro di padre Enzo Fortunato, 'Francesco il ribelle'.

"Avevo raccomandato alla gente più volte - prosegue il cardinale - di andare a votare perché avevo paura di un flop e avrebbe voluto dire che la gente era disinteressata e lontana dalla politica. La gente ha votato e per questo ho espresso la mia gioia. Ora sarà il presidente della Repubblica, nella sua sapienza e prudenza, a dare le indicazioni più opportune". 

L'OFFERTA / Salvini apre al Pd, il 'no' dei democratici

BRUNETTA - Intanto c'è chi come Renato Brunetta si augura il dialogo "per le presidenze delle Camere" e "il dibattito sul Def", che "da problema può diventare opportunità". "Può diventare incubatore della maggioranza - spiega l'esponente di Forza Italia ad 'Avvenire' -. Occorrerà partire dagli aspetti meno divisivi". "Il centrodestra ha vinto le elezioni ed è l'unica forza politica con un programma, approvato col 37% dei consensi, che mettiamo al centro del dibattito", spiega il capogruppo forzista alla Camera dei deputati aprendo il dialogo a tutto campo. "Non solo Pd, anche M5s. E se si parte dai programmi, più che dalle formule, si scopre che ci sono molte più cose che uniscono". Il Def, auspica, "da problema può diventare opportunità".  

Questo malgrado un nuovo governo sia ancora lontano. "Certamente, ma all'insediamento delle Camere queste già svolgono una funzione di indirizzo e il Def può diventare incubatore della maggioranza. Il centrodestra non avendo i numeri per fare da solo si pone a centrocampo, e dice: 'Questo è il nostro programma. Discutiamo'", spiega.  

Prima c'è l'elezione dei presidenti delle Camere. Al Senato il centrodestra, al ballottaggio, può fare da solo... "Anche lì, avessimo avuto la maggioranza assoluta avremmo ripetuto gli atteggiamenti, forse miopi, del centrosinistra, che quando ha potuto, ha sempre preso tutto. Ma è un'occasione da non sprecare nei confronti del Paese", osserva ancora Brunetta. "Come hanno detto sia Berlusconi che Salvini si deve partire dal risultato delle elezioni: non c'è una una forza che ha i numeri da sola, ma c'è una coalizione che ha vinto. Per questo serve il dibattito sul Def e il dialogo per le presidenze delle Camere". 

La strada potrebbe essere un governo di minoranza con l'astensione degli altri? "Le vie del Signore sono infinite - risponde Brunetta -: nella storia repubblicana ci sono stati governi di minoranza con l'astensione di tutti gli altri o quasi; governi con appoggi esterni di tutti gli altri o quasi. Le formule possono essere le più varie purché si agisca alla luce del sole, e partendo dagli interessi del Paese: la ripresa della produttività, l'occupazione giovanile, i conti pubblici, la sicurezza, la povertà".

Governo di scopo, tecnico o del Presidente. Cosa sono (e le differenze)

LA ROAD MAP - La prossima settimana comunque si entrerà nel vivo delle trattative incrociate con un susseguirsi anche di riunioni per capire la linea politica. Lunedì è il giorno della direzione del Pd, mentre mercoledì a Roma Silvio Berlusconi riunirà i gruppi parlamentari. L'ex premier ha già fatto capire che non ha nessuna intenzione di essere tagliato fuori dalle trattative e ai suoi parlamentari ribadirà non solo di voler continuare ad essere il punto di riferimento della coalizione ma anche il referente di ogni trattativa per dar vita ad un esecutivo. Il Cavaliere non ha nessuna intenzione di tornare al voto con il rischio che il suo partito venga interamente fagocitato dalla Lega. L'incontro con la pattuglia azzurra sarà anche l'occasione per capire chi guiderà i gruppi parlamentari e di conseguenza andrà a formare la delegazione che si recherà al Colle per le consultazioni.

Difficile dare per scontato che la scelta dei due presidenti possa essere la premessa a un accordo di governo, non solo perché le ambizioni di Matteo Salvini sono le stesse di Luigi di Maio, ma perché a incidere sarà soprattutto l'atteggiamento del Partito Democratico a cui il centrodestra e il M5s guardano con molta attenzione. Ma ad ad alzare un muro è Giorgia Meloni, pronta condizionare con i suoi 50 parlamentari la nascita di un esecutivo che non rispecchi il mandato elettorale. "Non siamo disponibili a governi diversi da quello di centrodestra", avvisa la leader di fratelli d'Italia che come Salvini non chiude la porta a chi invece potrebbe sostenere il programma della coalizione. "Ben venga il sostegno esterno di chi voglia condividere le priorità come la riduzione delle tasse, contrasto all'immigrazione clandestina, maggiore sicurezza, aiuto agli italiani in difficoltà".