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Governo di tregua, il Colle sfida i partiti

Mattarella pronto a dare un incarico Il sondaggio: Lega e 5 Stelle crescono - di ANTONIO NOTO Lunedì nuove consultazioni: il calendario

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Ansa)

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Ansa)

Roma, 5 maggio 2018 - Il rilancio di Salvini che ha suscitato tanto clamore nella politica sul Colle non ha creato nessun vuoto d’aria. Anzi: chi ha parlato con certi ambienti in queste ore dedicate alla riflessione ha tratto l’impressione che non ci credano affatto. D’altra parte l’offerta è durata lo spazio di un caffè, seppellita dal sarcasmo grillino. Il sospetto del Quirinale è che il leader della Lega l’abbia tirata fuori con l’idea sotto sotto di riproporre se stesso per dar vita ad un governo con cui affrontare poi la campagna elettorale. Dunque, alla fine si tratterebbe solo di giochi tattici. Niente di molto diverso da ciò a cui gli italiani stanno assistendo oramai da due mesi.

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Al contrario, non è tattica la posizione di Mattarella che pare intenzionato "comunque" a procedere sulla strada di un governo di tregua malgrado il tiro al bersaglio che si è registrato ieri. Al punto che molti già hanno messo pure questo tentativo nel limbo degli accordi morti nell’incubatrice al pari del patto grillo–democratico o di quello tra Lega e M5s. Per carità: il capo dello Stato è consapevole non solo di camminare su un terreno paludoso, ma pure di esporsi ad una brutta figura se la sua proposta venisse bocciata dal Parlamento, eppure ancora non getta la spugna. I primi ‘no’ non l’hanno impressionato, li aveva messi nel conto. D’altronde anche per tornare a votare in autunno serve un governo neutrale-elettorale: lasciare a tempo indefinito Gentiloni a Palazzo Chigi – espressione della legislatura appena trascorsa – diventa un’ipotesi ogni giorno più difficile. Per quanto la strada per evitare urne bis a breve sia stretta, sul Colle non si dispera ancora di poterla imboccare.

Lunedì nuove consultazioni: il calendario

Dietro le quinte sono in corso contatti a 360°, i pontieri sono al lavoro ed è noto che molti peones farebbero di tutto pur di non perdere lo scranno appena conquistato: ragion per cui lassù si pensa che nelle prossime ore qualcosa si possa muovere in entrambi i campi e la voglia di evitare un salto nel vuoto possa mettere in moto ulteriori dinamiche positive nei partiti. Naturalmente, dal Quirinale non dicono cosa vogliono fare prima di lunedì: una questione di rispetto istituzionale, ci sono le consultazioni da cui potrebbe – il condizionale è d’obbligo – venir fuori qualche apertura inattesa. Ecco perché diventa fondamentale – è il ragionamento – tirar fuori una proposta di governo che non urti né le sensibilità leghiste né quelle pentastellate. Urge tirare fuori dal cilindro una figura di premier che possa coagulare consensi, indicando per l’Economia un tecnico che possa piacere a Salvini e a Di Maio. Di sicuro, però, nel giorno in cui dovrà procedere, Mattarella ha intenzione di parlare chiaro e forte al Paese. Non si limiterà a fare un solenne appello alle forze politiche, ma illustrerà pure i rischi di un ritorno al voto, partendo da quello di una nuova ingovernabilità (dovuta all’attuale legge elettorale) fino ad arrivare alll’impossibilità di fare una manovra per scongiurare l’aumento dell’Iva. Pronto comunque a togliersi i sassolini nelle scarpe nel caso gli eventi precipitassero e lui fosse davvero costretto a sciogliere le Camere.