Stop a cinema e teatri, Franceschini: "Non si è capita la gravità della crisi"

Il ministro sui social risponde alla critiche del mondo dello spettacolo e si impegna ad aiutare il più possibile i settori colpiti

Il ministro Beni Culturali e il Turismo, Dario Franceschini (Ansa)

Il ministro Beni Culturali e il Turismo, Dario Franceschini (Ansa)

Roma, 26 ottobre 2020 - Sommerso dalle critiche per la chiusura - decisa nell'ultimo Dpcm - di cinema e teatri causa coronavirus, il ministro della Cultura Dario Franceschini risponde in prima persona con un video postato su Facebook. Che in sostanza afferma: "Non si è percepita la gravità della crisi in atto", e nel contempo si impegna ad aiutare il più possibile i settori colpiti e invita le personalità della cultura ad agire per favoirire la coesione sociale. 

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Ecco il suo intervento video, corredato anche dai grafici dell'aumento esponenziale dei contagi:

"Ho ricevuto molti appelli del mondo della cultura, ho letto proteste, ho letto articoli, ho ricevuto attacchi - esordisce Franceschini - Tutto comprensibile perché c'è una grande preoccupazione: la preoccupazione del valore simbolico molto negativo della chiusura dei luoghi della cultura come i cinema e i teatri, in particolare in un paese come l'Italia che ha la cultura al centro della propria essenza, della propria natura, ma anche la preoccupazione per i danni materiali, che potranno ricevere imprese del settore, lavoratori del settore, quelli più conosciuti e quelli meno conosciuti soprattutto".

E continua il ministro: "Io vorrei rispondere alle osservazioni che ho ricevuto con la stessa franchezza con cui le critiche le osservazioni sono state rivolte a me: e ho l'impressine che non si sia percepita la gravità della crisi, che non si siano percepiti i rischi del contagio in questo momento, e del resto verrebbe da chiedersi perché quando sono stati chiusi, ugualmente, i cinema e i teatri in marzo non c'è stata questa ondata di proteste. Forse ora non si è capito a che punto siamo". Poi mostra il grafico e sottolinea: "Guardate la curva dei positivi che risultano dai tamponi effettuati! E' una curva impressionante, bisognava intervenire subito, avevamo il dovere di intervenire subito". 

Quindi Franceschini rivendica la decisione presa: "Prima si interviene con misure le più drastiche possibili, prima si interrompe più facilmente, si blocca la crescita esponenziale della curva dei contagi. Per questo la chiusura delle attività dove si ritrovano molte persone non è stata legata a una scelta gerarchica, di importanza, sarebbe assurdo, 'sono più importanti i teatri, più importanti le palestre....', tutto il dibattito piùttosto stucchevole cui ho assistitito, ma è derivata dall'esigenza di ridurre la mobilità delle persone. La filosofia, la motivazione che ha portato a chiudere tutte le attività dopo le 18 è esattamente questa: ridurre la mobilità e prima si interviene prima si può cambiare l'andamento di quella curva".

"Chiusura più breve possibile"

Poi la promessa:  "Io mi impegno a che questa chiusura sia la più breve possibile, dipenderà ovviamente dall'andamento dall'andamento epidemiologico, ma questo è il mio impegno". Ancora: "Bisogna assumersi delle responsabilità, si possono fare cose giuste e cose sbagliate ma ci deve essere un'assunzione di responsabilità collettiva e individuale".

"Tutelare i lavoratori dello spettacolo"

E un altro impegno: "tutelare i lavoratori dello spettacolo, soprattutto i meno conosciuti, i meno visibili, i lavoratori del cinema, ad aiutare le imprese come fatto in questi mesi, nei quali abbiamo stanziato 1 miliardo e 200 milioni per lo spettacolo dal vivo e per il cinema, direttamente di risorse del ministero più tutta quella serie di interventi generali, per le aziende, per la cassa intergrazione in settori che non l'avevano completamente. Non basta, dovremo fare di più - si impegna il titolare del Mibact - prima di tutto risarcire immediatamente chi ha subito le conseguenze della chiusura compiuta da questo Dpcm. Ho scritto una lettera questa mattina alle televisioni, chiedendo alla tv pubblica, che ne ha il dovere perchè è un servizio pubblico, ma anche alle altre, di dare più spazio alla cultura, di dare spettacoli, di trasmetterli e pagare i dirtti per aiutare la cultura non in modo simbolico ma in modo materiale".