Silvio Berlusconi: "Sentenze di assoluzione siano inappellabili"

Replica l'Anm: "La Consulta ha già bocciato". Renzi comunica che si candiderà a Milano nella stessa circoscrizione del leader di FI. Meloni: "Il reddito di cittadinanza è un fallimento totale"

Roma, 17 agosto 2022 - Silvio Berlusconi, nella sua pillola quotidiana su Facebook, lancia il tema della giustizia sulla campagna elettorale: "In Italia migliaia di persone ogni anno vengono arrestate e processate pur essendo innocenti - dice -. Il processo è già una pena, che colpisce l'imputato, ma anche la sua famiglia, i suoi amici, il suo lavoro. Per questo non deve trascinarsi all'infinito, in appelli e controappelli. Quando governeremo noi, le sentenze di assoluzione, di primo o di secondo grado, non saranno appellabili. Un cittadino, una volta riconosciuto innocente, ha diritto di non essere perseguitato per sempre".

Quasi immediata la reazione del presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia: "La questione era stata affrontata dal legislatore nel 2006 con la legge Pecorella e la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima quella legge". Così, dopo la proposta di Berlusconi sull'inappellabilità delle sentenze di assoluzione. "Ci sono principi costituzionali - sottolinea - che devono essere necessariamente rispettati. Il tema può essere discusso ma non rappresento nei termini che ho letto, ossia che migliaia di persone siano ingiustamente sotto processo. Questo non rende giustizia al difficile lavoro dei tribunali e del corti nell'accertamento della verità dei fatti". 

Intanto la leader di FdI Giorgia Meloni ribadisce che "il reddito di cittadinanza è un fallimento totale nonostante abbia avuto per lo Stato un costo esorbitante pari a circa 9 miliardi di euro l'anno". Matteo Renzi comunica che si candiderà a Milano nella stessa circoscrizione di Berlusconi. Nel Pd proseguono le polemiche con molti degli esclusi dalle liste che prendono le distanze dal partito in attesa del prossimo congresso. Record nel M5S: in 50mila votano per le parlamentarie. L'85% dice sì al listino di Conte.