Ucraina, la sottile linea rossa. "Putin non mollerà la Crimea. Rischio escalation atomica"

Giorgio Cella, analista di politica internazionale: Mosca pronta a tutto per difendere la penisola. "Anche Washington teme una controffensiva ucraina a sud. E manda avvertimenti a Kiev"

Roma, 17 novembre 2022 - "Se la controffensiva ucraina proseguirà verso est e sud, potrebbe essere la Crimea, forse più ancora che il Donbass, la linea rossa oltre la quale Putin non consentirebbe l’avanzata. E in ultima analisi, fallito tutto il resto, per difenderla potrebbe anche far ricorso ad armi nucleari: rimane un’opzione non da escludere. Non a caso gli americani sembrano a tratti lanciare segnali a Kiev sul compiere passi troppo azzardati: è probabile che una possibile riconquista della Crimea rientri tra questi limiti". Così il professor Giorgio Cella, analista di politica internazionale e autore del libro ’Storia e geopolitica della crisi ucraina. Dalla Rus’ di Kiev a oggi’, già in terza ristampa.

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Perchè per Vladimir Putin la Crimea è così importante?

"Per un complesso di ragioni storiche, simboliche e culturali non meno che strategiche. Da un punto di vista storico, la penisola è vista dai russi come parte della Russia. Lì Vladimir I° Monarca della Rus’ di Kiev – la cui eredità è contesa da russi e ucraini – nel 988, si convertì al cristianesimo, mentre in seguito sul Dnipro fece convertire i suoi sudditi. A questo si aggiunge il fatto che la popolazione è oggi in larga parte russa/russofona, anche se non mancano minoranze ucraine e tartare. A questo si aggiungono importanti considerazioni strategiche relative al controllo del Mar Nero, da secoli assicurato dalla presenza della flotta russa nella base di Sebastopoli".

L’attacco al ponte di Kerch in Crimea
L’attacco al ponte di Kerch in Crimea

Come mai, di contro, Kiev non vuole rinunciare alla Crimea?

"Perché, molto semplicemente, lo ritiene suo territorio: dal 1954 all’interno dell’Unione sovietica e dal 1991 come stato indipendente, è parte dell’Ucraina, confini internazionalmente riconosciuti dalla comunità internazionale (più volte anche dalla Russia) e quindi dal diritto internazionale. La Crimea potrebbe essere il punto sul quale è più difficile trovare un accordo quando si arriverà a trattare".

Nella prima fase della guerra Zelensky però si disse disponibile a mettere da parte le questioni della Crimea e del Donbass, da trattare successivamente, in cambio di un ritiro russo.

"Erano tempi diversi. Kiev era a rischio, Zelenski aveva la necessità di fermare le truppe russe, ma da allora la situazione ucraina sul campo è molto cambiata. I russi si sono ritirati dal nord, dalla regione di Kharkiv, ora da Kherson. L’Ucraina sembra non più disponibile a cessioni territoriali troppo generose, neppure della Crimea, perché è lei all’offensiva e questo le fa coltivare mire di irredentismo anche sulla penisola. Il futuro finora si è deciso sul campo di battaglia. Se la riconquista dovesse arenarsi, Kiev potrebbe forse ragionare (o forse essere portata a farlo) sulla Crimea".

Storicamente, di chi era la Crimea?

"La Crimea è stata scita, colonia greca, poi bizantina, quindi vide il passaggio dell’orda d’oro dei Mongoli e la nascita del Khanato di Crimea, il khanato dei tatari, che divenne tributario dell’impero ottomano, fino a che nelle guerre russo turche di metà settecento il Khanato fini di essere meno dipendente dell’impero ottomano e nel 1783 le truppe dello zar inglobarono la Crimea nella sovranità russa. Nel 1954 Kushev, cedette la sovranità della Crimea, all’interno dell’Unione sovietica, dalla repubblica socialista russa a quella ucraina. Mai avrebbe immaginato che un giorno Russia e Ucraina si sarebbero divise così brutalmente e che la Crimea sarebbe diventata terra così violentemente contesa".