I russi si ritirano da Kherson: cosa succede ora. La scommessa di Putin

La mossa del Cremlino è una clamorosa ritirata: ha un senso militare ma rafforza la convinzione degli ucraini di poter vincere sul campo. I colloqui di pace, senza un completo ritiro russo, restano quindi improbabili

Roma, 9 novembre 2022 - Kherson addio. La decisione russa di ritirarsi sulla sponda destra del Dnepr e di cedere senza combattere la città di Kherson è clamorosa. Ma è ufficiale. E’ stato il ministro della Difesa Sergei Shoigu in persona e davati alle telecamere convocate per l'occasione a ordinare l’inizio del ritiro delle forze militari "accogliendo la proposta del comandante delle forze russe in Ucraina, Sergei Surovikin", di ritirarsi per organizzare la difesa lungo la riva orientale del fiume.  "Garantire i rifornimenti era diventato molto difficle, resistera non aveva senso. La decisione di difendere sulla riva sinistra del Dnepr - ha spiegato il generale Surovkin  - non è stata facile, ma allo stesso tempo salveremo la vita dei nostri militari e l'efficacia in combattimento delle nostre truppe. La manovra delle truppe sarà effettuata nel prossimo futuro, le formazioni occuperanno le linee difensive preparate sulla riva sinistra del Dnepr". 

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Vladimir Putin (Ansa)
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La mossa è un disastro per Putin, perché cede l'unico capoluogo regionale conquistato in questa dissennata guerra, dichiara di fatto completamente abbandonata l'ambizione (da mesi irrealistica) di conquistare Nikolaev ed Odessa e arrivare alla Transnistria ma ha un preciso senso militare (Kherson era diventata indifendibile, tenere la sponda sinistra sarà molto più facile). Più di ogni cosa ha per il Cremlino una valenza politico/diplomatico perché segnala la disponibilità russa ad una trattativa non solo senza preclusioni ma anche con cessioni territoriali di gran parte del territorio conquistato da febbraio ad oggi. È possibile che la decisione di ritirare le truppe sia stata presa da Mosca molto tempo fa, ma è stata rimandata a dopo elezioni del Congresso degli Stati Uniti per non dare a Biden carte vincenti. Adesso, visto anche che i repubblicani non hanno sfondato, Mosca prende atto che con Biden dovrà trattare. E muove. Secondo quanto dicono fonti a Kiev, forse anche le autorità ucraine, grazie a notizie di intelligence, erano a conoscenza di questi piani, il che spiega la relativa calma su questo settore del fronte nelle ultime settimane (perché attaccare se si sa che i russi si ritireranno?).

A Mosca sperano che questa disponibilità - e il fatto che forzare la linea del Dnepr sarà per gli ucraini molto difficile e richiederà risorse notevoli e il sacrificio di molti uomini - potrebbe indurre Kiev a trattare. In realtà è probabile il contrario. La liberazione di Kherson rafforzerà la fiducia delle autorità e della società ucraine nell'imminente vittoria, e quindi di certo non aiuterà Kiev ad accettare di scendere a compromessi con Mosca e concludere con essa una tregua sui termini di mantenimento del controllo russo sulle terre conquistate. La scommessa di Putin rischia quindi di essere ancora perdente