Joe Biden il cattolico sotto il tiro dei vescovi. "La sua politica diffonde il male"

A poche ore dall'insediamento alla Casa Bianca del democratico, il presidente dell'episcopato americano contesta la nuova amministrazione su aborto, matrimonio e gender. All'orizzonte un duro scontro fra la Chiesa degli Stati Uniti e il successore di Trump

Biden e la moglie a messa nella Cattedrale di San Matteo apostolo

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Washington, 21 gennaio 2021 - Neanche il tempo di spalancare le finestre della Casa Bianca che Joe Biden deve già guardarsi alle spalle. A poche ore dal suo insediamento, il primo presidente cattolico degli Stati Uniti dai tempi di John Fitzgerald Kennedy si trova sotto il fuoco amico della Conferenza episcopale statunitense. Il benvenuto a Biden dell’arcivescovo di Los Angeles, Jose Gomez, al vertice della Chiesa a stelle e strisce, è stato a dir poco rovente. In un comunicato stampa il presule dell'Opus Dei si è scagliato contro l’agenda del democratico in materia di famiglia e interruzione di gravidanza. Le politiche del nuovo presidente degli Stati Uniti, è la tesi, “faranno avanzare il male morale e minacceranno la vita e la dignità umana, in maniera più grave in tema di aborto, contraccezione, matrimonio e genere”.  Ce n'è abbastanza, insomma, per nutrire “grave preoccupazione” per “la libertà della Chiesa e la libertà dei credenti di vivere secondo coscienza”.

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L’affondo di Gomez marca le distanze dal cordiale messaggio di auguri trasmesso a Biden da papa Francesco, quest'ultimo fiducioso di trovare nel nuovo inquilino alla Casa Bianca un valido alleato sui versanti dell'ambiente e dei migranti. Anche se non manca un elogio al presidente Usa, che, in tempi di secolarismo, “comprende chiaramente, in modo profondo e personale, l’importanza della fede e delle istituzioni religiose“, il comunicato di Gomez rischia di essere un attacco preventivo e pregiudiziale alla fresca amministrazione democratica. Benzina sul fuoco a vantaggio dei media vicini a Donald Trump che in queste ore stanno facendo a gara nell'evidenziare la spaccatura tra i dem e la Chiesa cattolica. Di Biden ricordano soprattutto come abbia recentemente ribaltato la sua posizione sull’Emendamento Hyde, il provvedimento legislativo che impedisce l’impiego di fondi federali per l’aborto, salvo non sia a rischio la salute della donna o se la gravidanza sia frutto di incesto o stupro. Sempre i network della destra statunitense rimarcano l'impegno dell'ex vice di Barack Obama, affinché sia  codificata la storica sentenza della Corte Suprema Roe contro Wade in materia d'interruzione di gravidanza: un precedente giudiziario che, a detta dei pro life, consentirebbe l’aborto fino al momento della nascita.

Per la verità lo scontro fra il neo presidente degli Stati Uniti e gli ambienti conservatori cattolici non è nuovo. Ad agosto, il cardinale Raymond Burke, assai critico con papa Bergoglio, dichiarò che Biden non era un credente “in piena regola”. Sempre durante la campagna elettorale lo stesso arcivescovo Gomez non esitò a redarguire i politici pro choice. Toni forti che il capo dei vescovi ha preferito, invece, evitare in occasione dell'assalto a Capitol hill un paio di settimane fa, quando il presule scelse piuttosto di richiamare gli americani all'unità e alla concordia. Allora la stragrande maggioranza dell’episcopato si allineò alle parole del suo presidente. Tra i pochissimi a farsi sentire duramente sui fatti accaduti al Congresso ci fu il cardinale Blase Cupich, una delle sparute voci bergogliane in senso alla conferenza episcopale americana. Uno smarcamento da Gomez allora appena accennato e divenuto oggi ben più palese, se è vero che l'arcivescovo di Chicago ha bollato come “sconsiderate“ le dichiarazioni del confratello di Los Angeles. In primo luogo sotto l'aspetto formale, perché espresse senza coinvolgere il Comitato amministrativo della conferenza episcopale, un organismo deputato di per sé a vidimare note e comunicati deii vertici ecclesiali.

Quanto accaduto è il segnale inequivocabile che l’arrivo di un cattolico adulto alla Casa Bianca farà alzare (e di molto) la temperatura della dialettica interna all’episcopato. Sicura di avere in qualche modo le spalle coperte con Trump al timone degli Stati Uniti, la maggioranza dei vescovi dal 2017 ad oggi ha in qualche modo dirottato la sua culture war dal contesto sociale a stelle e strisce allo scenario intestino alla Chiesa universale, dove Francesco ha deciso di tenersi alla larga da crociate ideologiche su quelli che in Italia erano (durante il ventennio Ruini) i cosiddetti valori non negoziabili. In seguito all'esito delle presidenziali di novembre, per i vescovi anche la casa (tradizionale) americana rischia di deflagrare. Urge così un riposizionamento per uscire dal cono d’ombra e tornare a dare battaglia (anche) sul fronte interno, recuperando una presenza forte in politica. D’altronde, sul piano mediatico, quale migliore occasione poteva esserci di una presidenza cattolica? Troppo liberal, certo, e per questo Biden è stato (subito) avvertito.