Meloni, Berlusconi conciliante. La Lega no: "Il governo durerà se farai squadra"

Il Cav ricorda i suoi meriti: "Fondai io il centrodestra". L’irritazione della premier per le dichiarazioni di Romeo

Roma, 27 ottobre 2022 - Stavolta nulla ha turbato il gran giorno del Cavaliere. Allietato anche dalla nascita del diciassettesimo nipote poche ora prima di prendere la parola in Senato, nove anni dopo la decadenza. In ottima forma, nonno Silvio rivendica ruolo storico e meriti innumerevoli: "Se oggi per la prima volta al governo c’è un’esponente della destra, questo è possibile perché 28 anni fa ho dato vita a un’alleanza tra il centro e la destra". Una coalizione – afferma – che ha cambiato la storia d’Italia e reso il paese una democrazia moderna, fondata sull’alternanza". Padre non solo della destra, ma della patria intera. Soprattutto in un governo, di cui non è più capo, ma creatore: "Signora presidente del Consiglio, saremo al suo fianco e lavoreremo con lealtà".

La premier è soddisfatta: con il centrodestra, gli tributa la standing ovation. L’importante è che il capo azzurro (che in serata incontra i suoi ministri) sostenga la sua linea. Pure nel capitolo su cui tutti lo aspettavano al varco, l’Ucraina, Berlusconi è impeccabile: "I miei governi hanno sempre operato per la pace, in pieno accordo con Europa, Nato e Usa". Non dimentica il rapporto con Putin, l’ascrive però alla propria maggior gloria: "Nel 2002 miravo legare la Russia all’Occidente contro la minaccia cinese. L’invasione dell’Ucraina ha vanificato lo sforzo: non c’è altro da dire".

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L’incidente creato dal famigerato discorso è superato. A rovinare la festa arriva, però, il leghista Massimiliano Romeo. Forza la mano un po’ su tutto, in particolare sul Covid, chiedendo una pacificazione (ovvero la cancellazione delle multe comminate ai non vaccinati) e sull’autonomia, ma i botti arrivano proprio quando si parla di Ucraina. "Nel rispetto del Patto atlantico e degli impegni presi, si faccia promotore con Francia e Germania di una conferenza di pace". Oramai – chiosa – lo fanno persino gli Usa. E poi "non si può sentir dire che sulle condizioni di pace decideranno gli ucraini: sarebbe meglio dire che deciderà la comunità internazionale, certo salvaguardando gli interessi di Kiev".

Non è la posizione radicale assunta un’ora prima nella replica da Giorgia Meloni. Se ne scosta e in modo vistoso. Ma lui non si ferma qui: "Auguri a questo governo, che non è di destra ma di centrodestra, e si ricordi che la durata di un esecutivo è proporzionale alla capacità di tutti di fare squadra". Se non è una minaccia, poco ci manca: dai banchi del governo la premier non riesce a mascherare un attimo d’irritazione. Chiede spiegazioni a Salvini, mentre più tardi Romeo minimizza: "Quali contrasti! Giorgia mi ha anche fatto i complimenti per l’intervento". Formule di rito. La realtà rivelata dal dibattito di questi due giorni è che sulla politica interna il centrodestra è unito, sia pure con sfumature diverse, tanto sulla visione di fondo che sui provvedimenti a breve. Ma sulla politica estera, per quanto cerchi di nascondere la polvere sotto il tappeto, le cose stanno ben diversamente.

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