Il partito di Putin in Italia

Michele Brambilla

Michele Brambilla

Oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parlerà, in videocollegamento, alle nostre Camere riunite a Montecitorio. Oltre ai già molti partiti formalmente rappresentati, ne troverà uno fantasma, o meglio ombra: il partito di Putin. Esso dovrebbe contare su una settantina di deputati e senatori. Alcuni sono ex M5S, altri sono tuttora M5S, altri ancora sono leghisti, alcuni addirittura moderati di Forza Italia. Le loro seggiole saranno vuote: le avrebbero occupate – hanno spiegato – solo se fosse stato invitato anche Putin, in modo che aggredito e aggressore fossero sullo stesso piano, e tutto sarebbe potuto finire in caciara come al processo di Biscardi.

A questo punto è indispensabile un’avvertenza. Quando parliamo di “partito di Putin“ non intendiamo i putiniani di ieri: a quelli va concesso il beneficio dell’errore di valutazione. Avevano pensato che Putin fosse meglio di quello che è, non avevano saputo prevedere ma erano in buona fede, oggi hanno cambiato idea e solo gli imbecilli non cambiano idea di fronte alla reltà che li smentisce. No, parliamo dei putiniani di oggi, di quelli post-invasione dell’Ucraina. Di quelli "nonostante l’invasione dell’Ucraina".

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Chi sono questi putiniani? Come sono rappresentati in Parlamento, lo abbiamo appena detto. Ma nel Paese essi sono presenti – e attivi, soprattutto sui social: quei social che Putin ha appena fatto chiudere – in varie forme. Ce ne sono molti a destra, e può sembrare curioso, visto che Putin la sua brava carriera se l’è fatta tutta nel Partito Comunista: ma, a pensarci bene, non è affatto curioso. Poi ci sono i soliti complottisti, gli stessi che negavano il Covid e contestavano i vaccini e oggi negano la guerra ("Al tg fanno vedere filmati finti di bombardamenti", assicurano loro che la sanno lunga). Sono quelli che premettono sempre "io non sto con Putin ma neanche con Zelensky e tanto meno con la Nato", perché sono del partito “né-né“, ma poi di fatto se la prendono sempre con l’Occidente "che non ce la racconta giusta". Ce ne sono molti, di filo-putiniani, anche in un certo mondo cattolico, soprattutto quello che si dice tradizionalista. Più o meno sottovoce, dicono di pensarla come il patriarca della Chiesa ortodossa, secondo il quale l’unione fra due omosessuali è più grave di un massacro di bambini sotto le bombe.

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Poi c’è il “partito della resa“: quelli che insomma, questi ucraini che cosa continuano a resistere che noi non vogliamo.

E infine ci sono i Gassman e i Tognazzi del film di Dino Risi La marcia su Roma, cioè quelli che aspettano di vedere come va a finire per decidere da che parte stare, e che sono i putiniani di fatto.