Conte, lo zar e il virus: una spy story. "I ministeri nel mirino dei russi"

Nel 2020 il Cremlino offrì aiuto sanitario all’ex premier, ma l’équipe medica era accompagnata da militari. Volevano informazioni per creare il vaccino Sputnik. La replica del leader 5 Stelle: "Non c’è alcun segreto"

Un soldato ucraino di guardia dietro il filo spinato e i cavalli di Frisia

Un soldato ucraino di guardia dietro il filo spinato e i cavalli di Frisia sistemati sulla costa vicino a Odessa

Roma, 21 marzo 2022 - ​Altro che semplice aiuto contro il Covid. La missione "dalla Russia con amore" è stata una grande operazione di spionaggio. Non contro la Nato o le nostre Forze Armate, ma per mettere le mani sul maggior numero di dati possibili su una minaccia globale, il Covid, consentendo alla Russia innanzitutto di prepararsi ad affrontare l’epidemia e possibilmente mettere a punto un vaccino. E fare propaganda.

I 14 aerei Ilyushin 76 atterrati a Pratica di Mare il 22 marzo 2020 avevano il meglio del meglio a disposizione di Mosca per raccogliere dati sul vaccino. C’erano due qualificati virologi civili – Natalia Yurievna Pshenichnaya, vicedirettrice dell’Istituto centrale di ricerche epidemiologiche, e Aleksandr Vladimirovich Semenov, dell’Istituto Pasteur di San Pietroburgo – ed esperti militari: il colonnello Igor Bogomilov, capo del Centro di ricerca sulla difesa biologica del ministero della Difesa, e ancora il colonnello Alexei Smirnov, il tenente colonnello Gennady Eremin, il tenente colonnello Vyacheslav Kulish e il tenente colonnello Alexander Yumanov. Tutti del 48° istituto centrale di ricerca biologica militare, che ha tra l’altro realizzato il Novichok, l’agente nervino usato dall’intelligence militare russa per cercare di assassinare gli oppositori del Cremlino.

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«I militari russi in Italia durante l’emergenza Covid? Questa vicenda – ha minimizzato ieri l’ex premier Giuseppe Conte – è molto chiara e trasparente. In un momento di estrema difficoltà c’è stata da parte della Russia, e di Putin in particolare, l’offerta della disponibilità di mandare un gruppo di sanitari, scortato dai militari, in ragione della grande esperienza da loro maturata in questo settore. Al di là dei complottismi, sia il ministro della Difesa sia i direttori dei servizi di Intelligence, davanti al Copasir, hanno certificato che questa missione ha avuto solo uno sviluppo in ambito sanitario". Il deputato Riccardo Magi, presidente di +Europa, che già ad aprile 2020 sollevò il caso con una interrogazione, ha però chiesto che Conte sia sentito dal Copasir. Dalla sua ricostruzione, Conte non ha capito che proprio l’ambito sanitario era parte della guerra ibrida russa.

Avere informazioni sull’epidemia di Covid laddove era in corso il peggiore focolaio, era potere. A dire il vero i russi cercarono anche di mettere la ciliegina.

Due giorni dopo il loro arrivo, una delegazione della missione russa ebbe un incontro, con il generale Luciano Portolano, all’epoca comandante del Coi, il Comando operativo interforze, e i vertici del Cts, Agostino Miozzo e Fabio Ciciliano. "I russi – ricorda Miozzo – ci dissero che dato che la missione era frutto di accordi diretti tra il presidente Putin e il premier Conte, loro avevano accesso a tutte le strutture che volevano, ministeri compresi, per sanificarle. La nostra risposta fu netta: non se ne parla, solo ospedali e Rsa. E così è stato".

Il rischio di fuga di materiale top secret era ben presente. Sin dall’arrivo, la delegazione era stata ospitata in un albergo a Bergamo e non in caserme e seguita passo passo da ufficiali del servizio informazioni dell’Esercito, oltre che da ufficiali e sottufficiali del settimo reggimento Cbrn. I russi sono stati scortati e hanno avuto accesso solo a ospedali e Rsa, quindi niente carte segrete, o possibilità di piazzare microspie. Di questo si era era raccomandato il ministro della Difesa Guerini e questo i nostri militari, subito più che preoccupati dell’arrivo dei russi, hanno garantito. Ma sebbene formalmente non potessero portare fuori dagli ospedali provette o campioni, i russi non erano sistematicamente perquisiti all’uscita.

E quindi è possibile che lo abbiano fatto. I campioni avrebbero potuti essere analizzati nel laboratorio biologico mobile e da qui inviati via satellite criptato a Mosca. Poi, raccolto quel che dovevano, i russi se ne sono andati. Adesso, a ulteriore beffa, i russi ventilano di far uscire notizie su accordi riservati tra loro e l’Italia. Gli italiani negano, non ci sarebbero accordi riservati. Ma il solo farlo credere sparge il dubbio, che lascia tracce. Un ’intossicazione informativa della quale i russi sono maestri.