Ucraina, piano B russo: la guerra di logoramento

Per gli 007 Usa il blitz è fallito, a Putin non resta che assediare le città e bombardarle. Scenario non sgradito alla Nato che spera nella caduta dello zar

Anche gli psicopatici hanno un piano B. Ce lo fa credere l’Intelligence americana, che in genere non ci prende mai (ricordate Kabul? Avrebbe dovuto resistere un mese ai talebani e invece cadde in un giorno). Ma sull’Ucraina ci aveva visto giusto. Dallo scorso novembre, la Cia segnalava una possibile invasione e sollecitava il presidente Biden a inviare armi all’Ucraina e imporre subito sanzioni alla Russia. Non venne ascoltata. In realtà né Biden né alcun altro leader europeo si aspettavano l’aggressione. Né si aspettavano una resistenza al di là di un paio di giorni. Dunque niente armi al povero Zelensky e niente sanzioni anticipate. Questa la convinzione. Meglio evitare le "provocazioni".

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E, invece, è andata come era prevedibile. L’invasione c’è stata. Ma la campagna militare russa si è rivelata un’umiliazione, più che un fallimento. E questo non era prevedibile. Putin, nella sua megalomania, ci aveva messo vent’anni a restaurare, riarmare, riorganizzare le forze armate uscite scompaginate dal suicidio dell’Unione Sovietica. In quasi quattro settimane ha devastato un’intera nazione ma non ne ha piegato la resistenza. Nemmeno ha occupato Kiev, che è ad appena 300 chilometri dal confine bielorusso, né è riuscito a eliminare quello Zelensky che ha quasi il suo stesso nome, ma che è esattamente l’opposto. Un eroe contro un dittatore frustrato e rabbioso.

Ebbene, frustrazione e rabbia, dopo essersi scaricate sui servizi segreti e sui generali, hanno vanificato il piano A. Ora a Putin non resta che il piano B. Lo affermano fonti del National security council del presidente, citate dal Wall Street Journal. Il piano B consiste nell’assediare Kiev e le altre città ucraine, continuando a bombardarle con missili e artiglieria. Niente combattimenti casa per casa, per i quali i reparti russi non sono addestrati. Il che vuol dire un conflitto prolungato. Uno scenario non sgradito agli strateghi della Nato, le cui analisi prescindono dai costi umani.

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Certamente se ne parlerà dietro le quinte del summit Nato di giovedì prossimo a Bruxelles. Ci sarà anche Joe Biden, a dispetto degli strapazzi del viaggio. Sarà un summit storico. Gli analisti debbono essere freddi e impietosi. Sanno che un conflitto prolungato equivale a un’emorragia prolungata e insostenibile. Accadde già a Breznev negli anni Ottanta in Afghanistan. Fu l’inizio della fine dell’Urss.

Dice alla Nbc Bill Taylor, ex ambasciatore americano a Kiev: "Sono convinto che gli ucraini vinceranno questa guerra". Spiega una fonte del Pentagono, anch’essa anonima, al Washington Times: gli ucraini hanno una tattica mobile e agile, hanno demolito subito i ponti che sarebbero serviti ai carri armati russi, ne hanno distrutti a centinaia con i Javelin americani, bloccando la testa e la fine delle colonne, hanno spostato e nascosto i sistemi antiaerei, hanno utilizzato magistralmente i missili a spalla Stinger contro aerei e elicotteri, controllano gli aeroporti.

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Dice alla Cbs Lloyd Austin, segretario alla Difesa: Putin è in un vicolo cieco, ecco perché ora si accanisce sui civili. Ma attenzione, uno psicopatico disperato può ricorrere all’arma estrema. Quella nucleare. Facciamo gli scongiuri.

(cesaredecarlo@cs.com)