Colf e badanti, stipendi adeguati all'inflazione. Maxi aumento: + 9%. Famiglie nei guai

Protestano i datori di lavoro: "I prezzi sono aumentati anche per noi". Alla Camera battaglia sul salario minimo, passa la mozione che lo blocca

Badanti

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Roma, 1 dicembre 2022 - Aumenti che rischiano di mettere in ginocchio le famiglie su più fronti, anche quello di colf e badanti. Un aumento del 9% delle loro retribuzioni si aggiungerà, infatti, a un’inflazione che a novembre si conferma quasi al 12%, a fronte di adeguamenti contrattuali e perequazioni delle pensioni che nella gran parte dei casi non arrivano al 5%. Il disastro nel disastro, come sottolinea Fidaldo (Federazione Italiana dei Datori di Lavoro Domestico) in rappresentanza delle organizzazioni datoriali Nuova Collaborazione, Assindatcolf, Adld e Adlc. "Ci convocherà il ministero del Lavoro – spiega Andrea Zini, vicepresidente di Fidaldo e presidente di Assindatcolf – e se entro tre riunioni non dovessimo trovare un accordo con i sindacati dei lavoratori, Filcams, Fidascat, Uiltucs e Federcolf, gli aumenti scatteranno in automatico. E considerato che già a ottobre l’indice operai e impiegati era in rialzo dell’11,5%, si traduce in un adeguamento tra il 9 e il 10%. Significa tra i 2000 e i 2500 euro annui lordi in più per una badante convivente che lavora 54 ore settimanali".

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In pratica più di una quattordicesima. La proposta di Fidaldo non è un aumento graduale: "Noi proponiamo di arrivare a versare tutti gli aumenti, il 100%, però partendo da un 25% a trimestre. Si arriverebbe a coprire così l’adeguamento all’inflazione nell’ultimo trimestre del 2023". Una proposta che non è stata accolta dai sindacati dei lavoratori. Ora Fidaldo spera in un intervento del governo: un maggiore taglio del cuneo fiscale, o anche la totale deducibilità dei contributi, che al momento ha un tetto di 1500 euro: "Presenteremo una richiesta alla commissione Bilancio della Camera – spiega Zini – perché al Senato la manovra arriverà già blindata". Si dice sorpresa dall’appello di Fidaldo Emanuela Loretone, responsabile del settore lavoratori domestici di Filcams Cgil: "Si tratta di un settore molto debole, dal punto di vista dei diritti oltre che dei salari, ecco perché era stata prevista la clausola dell’adeguamento automatico. Mi sorprendono le dichiarazioni di Fidaldo perché a noi non è pervenuta alcuna proposta da parte loro". Per Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione, associazione nazionale datori di lavoro domestico, "è necessario un confronto con le parti sociali per concordare uno scaglionamento nel tempo di questi incrementi, che peseranno sui budget familiari".

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E nel frattempo dalla Camera arriva il no all’introduzione del salario minimo. Lo prevede la mozione di maggioranza approvata dall’Aula con 163 voti a favore, 121 no (M5S, Pd e AVS) e 19 astenuti (i deputati del Terzo Polo). Il testo impegna il Governo "a raggiungere l’obiettivo della tutela dei diritti dei lavoratori non con l’introduzione del salario minimo", ma attraverso altre iniziative.