Pensioni anticipate e reddito di cittadinanza. Cosa prevede il nuovo cantiere previdenza

Il centrodestra va verso il rinnovo di Quota 102, Opzione donna e Ape sociale. La Lega resta in pressing per Quota 41. Revisione profonda per la misura bandiera dei 5 Stelle

Una manifestazione di Fratelli d'Italia contro il reddito di cittadinanza

Una manifestazione di Fratelli d'Italia contro il reddito di cittadinanza

Roma, 29 settembre 2022 - Il reddito di cittadinanza sarà rivisto in profondità, mantenendo un sostegno adeguato per anziani, disabili, famiglie numerose e con figli minori in condizioni di povertà, ma stringendo i bulloni per il sussidio destinato a giovani che possono lavorare, con la cancellazione del contributo al primo rifiuto del lavoro e con la mobilitazione anche delle Agenzie per il lavoro private per la ricerca di un’occupazione per di percettori. Proroga secca per un altro anno delle forme di flessibilità esistenti per le pensioni, con l’aggiunta probabile anche di Quota 41, in attesa di un confronto ampio con le parti sociali per una nuova e complessiva riforma.

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È lungo queste due direttrici che si muoverà Giorgia Meloni per la messa a punto di due dei capitoli più delicati e controversi della prossima legge di Bilancio. Due capitoli che hanno una dimensione politica rilevante, perché riguardano due bandiere di Lega e 5 Stelle. Ma se questi ultimi sono all’opposizione e per quanto potranno contrastare la decisione alla fine dovranno accettarla, la Lega, invece, sta nel governo e sarà complicato, se non impossibile, non accogliere almeno Quota 41. A maggiore ragione che sono schierati a favore su questa proposta anche i sindacati.

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Reddito riveduto e corretto 

Nel mirino della Meloni è da anni il reddito di cittadinanza che vorrebbe abolire per introdurre un nuovo strumento che tuteli i soggetti privi di reddito, effettivamente fragili e impossibilitati a lavorare o difficilmente occupabili: disabili, over 60, nuclei familiari con minori a carico. Per chi è in grado di lavorare, invece, niente sussidio, ma percorsi di formazione e potenziamento delle politiche attive del lavoro. Il punto è che per arrivare a questo risultato si dovrà svuotare il bacino degli attuali percettori del reddito "giovani" o abili al lavoro: da qui la soluzione della stretta sui rifiuti e dell’incentivazione rafforzata per le imprese che voglio assumere.

Quota 102, Ape sociale e opzione donna, verso la proroga 

A fine anno scade Quota 102 (che permette di andare in pensione con 64 anni di età e 38 di contributi), come scadono l’Ape sociale e l’Opzione donna, altre due vie per lasciare il lavoro prima dei 67 anni previsti dalla Fornero. Il punto è che mentre per le ultime due misure non ci sono obiezioni da parte di nessun partito per la loro proroga, per Quota 102 la soluzione originaria era quella di farla scadere e di trovare altre vie per evitare il cosiddetto scalone (dai 64 ai 67 anni). Il tempo stringe, però, è al momento l’ipotesi più gettonata è quella della proroga per un altro anno degli attuali canali di uscita anticipata.

Il pressing per quota 41 

In questo quadro, Salvini ha fatto dello "smontaggio" della Fornero il suo cavallo di battaglia da anni: da qui prima Quota 100, poi il compromesso su Quota 102 e oggi il ritorno alla bandiera di Quota 41, ovvero alla possibilità di lasciare il lavoro con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età. Una soluzione ritagliata su misura degli operai del Nord (ma anche dei lavoratori autonomi) che hanno cominciato l’attività a 18 anni o anche prima. Si spiega, dunque, l’asse con i sindacati. Ma si spiega anche come possa essere questa la via d’uscita anche della Meloni per evitare altre misure più onerose.

I costi "variabili" della soluzione Lega-sindacati 

La proposta-chiave di Lega e sindacati, secondo i calcoli del Carroccio, dovrebbe costare circa 5 miliardi l’anno in un triennio. Dall’Inps fanno una stima sui 6 miliardi annui. Dalla Cgil scendono a 1,3 miliardi, sulla base dell’ipotesi che vede solo il 40 per cento degli aventi diritto chiedere l’anticipo, scomputando la parte contributiva dell’assegno che "non è un costo per lo Stato, solo un anticipo dei contributi versati". Una previsione che dà maggiore forza alla tesi leghista.