Bollette acqua: perché è caos nei condomini per i 50 litri al giorno a prezzo agevolato

Come viene calcolata la quota a tariffa più bassa e di quanto si è ridotta rispetto al passato. Gli amministratori: "In difficoltà per l'obbligo di censimento"

Roma, 1 ottobre 2022 - Bollette luce ma anche acqua. Mentre la politica prova a razionare anche il tempo che passiamo sotto la doccia, i condomìni sono nel panico. Meglio: gli amministratori. Perché, secondo quello che è stato stabilito dalla delibera Arera 665 del 2017, spetta proprio a loro certificare il numero dei residenti, dato indispensabile per calcolare la quota agevolata.

I 50 litri al giorno a prezzo agevolato

La notizia non ha avuto una grande eco ma da inizio 2022 - con un ritardo di anni dovuto proprio al problema della raccolta dati in tutta Italia - la quota agevolata nelle bollette dell'acqua si è ristretta. Al motto di chi spreca paga, oggi ci troviamo ad avere lo 'sconto' su 50 litri al giorno, considerata una soglia minima di sopravvivenza. Mentre il WWF ci ha appena ricordato che ne consumiamo quasi 5 volte tanto, 230 litri. C'è chi toglie la poesia e traduce in modo spicciolo: "Basta tirare due volte lo sciacquone o farsi una doccia". Già, la doccia. Mai così tanto citata dalla politica. Fatela in due, aveva proposto la ministra dell'Ambiente svizzera, sommersa da commenti ironici. Mentre in Germania Hannover ha appena deciso che in palestre e piscine si faranno solo docce fredde (negli ospedali naturalmente no). 

"Ecco cosa sta succedendo"

Paolo Pisana, esperto della materia per Alac - associazione liberi amministratori condominiali - mette in fila: "Rispetto alla fatturazione precedente è stata ridotta la quota considerata agevolata. Hanno calcolato 50 litri a persona al giorno come consumo minimo vitale, equivalgono a 18 metri cubi all'anno".

Prima come veniva calcolata?

"Prima - chiarisce l'amministratore - i contratti dell’acquedotto erano impostati con un consumo a unità immobiliare che prevedeva 180 metri cubi all’anno, di cui indicativamente 90 erano considerati a quota agevolata. E questo indipendentemente dalle persone che abitavano in quell’unità immobiliare. Invece adesso il consumo viene calcolato sulle persone residenti".

Il problema della raccolta dati

Oltre ai costi (per le famiglie) gli amministratori devono dunque fare i conti con il rebus della raccolta dati. "Questo è il problema principale - ammette Pisana -. Perché bisogna dichiarare quante persone sono residenti in ogni unità immobiliare. L’hanno impostata come una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, quindi l’amministratore dovrebbe trasmettere i numeri sotto sua responsabilità penale. Ma è praticamente impossibile. Perché magari ci sono unità immobiliari dove la residenza è una, poi ci vivono in dieci".

La soluzione provvisoria

In attesa di sciogliere il rebus, i gestori si sono organizzati così: "Calcolano d'ufficio tre residenti per unità immobiliare", chiarisce Pisana. Per il futuro, si annunciano dunque conguagli.

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