Tampone ai vaccinati per grandi eventi? Il virologo Clementi: "Messaggio sbagliato"

Il microbiologo boccia l'ipotesi. "Sarebbe un'altra retromarcia. Chi ha il Super Green pass deve avere maggiore libertà degli altri. In più, i test rapidi sono poco affidabili". Obbligo vaccinale? "Facile a dirsi, ma è molto difficile a farsi"

Il virologo Massimo Clementi

Il virologo Massimo Clementi

Roma, 20 dicembre 2021 - Professore Massimo Clementi, il tampone ai vaccinati per i grandi eventi è la misura, nei nuovi provvedimenti allo studio del governo, che maggiormente divide l’Italia. Lei cosa ne pensa?

“Non è solo un non-senso strategico e burocratico, ma anche scientifico – risponde direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano –. Se è vero che puntiamo alla vaccinazione come l’evento che ci deve garantire un’immunità dall’infezione – e ligi alle direttive della scienza facciamo la terza dose perché dà una solidità notevole – per quale motivo devo fare un test che, se va bene, rileva il 70% dei positivi? Chi ha il Super Green pass deve avere maggiore libertà degli altri”.

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Invece così si danno argomenti ai no vax che possono dire “vedete, il siero non funziona, gli scienziati vi hanno fregato”.

“Se io ho bisogno di un test aggiuntivo alla vaccinazione, è evidente che il l’antidoto di per sé non è in grado di proteggermi. Allora veramente sminuiamo tutto il lavoro fatto”.

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Però, l’efficacia del vaccino scema dopo 5-6 mesi.

“Infatti la precauzione operativa di ridurre la durata del certificato verde è opportuna, anche se magari andava impostata prima. Ancora, però, non sappiamo se la terza dose ci dia o meno un’immunizzazione più duratura. Ci sono studi pilota in Israele che documentano un’importante risposta anticorpale”.

C’è il rischio di dare un “messaggio negativo” anche con la riduzione del Green pass? La gente si potrebbe sentire presa in giro dall’idea di dover fare un’iniezione ogni 4 mesi.

“Certo. Bisogna presentare in modo diverso tutte queste retromarce. Ad esempio dicendo ‘è possibile che in virtù delle nuove varianti, se il virus circolerà in maniera residua nei prossimi anni, se vorremmo prevenire l’infezione dovremmo abituarci a un vaccino annuale come avviene per l’influenza’. Per fare meno danni serve una narrativa diversa, non usando modalità teatrali di esporre i nuovi scenari. Serve un comunicatore scientifico, l’omologo di Figliuolo per la campagna vaccinale”.

Lei se dovesse andare al cinema, con il super Green pass ancora in funzione, lo farebbe il tampone?

“Al cinema, a teatro e allo stadio, in questo caso, non andrei”.

Quanto tempo manca ancora perché il governo emani l’obbligo vaccinale dai 5 anni in su? Si attende di arrivare a un buon livello di vaccinazione dei bimbi?

“Siamo molto vicini a questo passo. Per, l’obbligo è facile a dirsi, ma è molto difficile a farsi. Io sono favorevole, ma voglio sapere anche come attuarlo. Quali sono le sanzioni? Quali sono le conseguenze amministrative? Chi e come si controlla?”.

Se l’attendibilità dei tamponi rapidi è così bassa, hanno un ruolo nella diffusione asintomatica del virus. Perché, allora, si continuano a usare in modo massiccio?

“Dove serve la rapidità del risultato e non la precisione, è giusto accettare il compromesso rischioso del test antigenico. Se arrivo a Fiumicino, le autorità non possono farmi aspettare 3 giorni per avere l’esito del mio tampone. Per gli screening nelle scuole, fra l’altro totalmente abbandonati, ha senso impiegarli. Ma adesso ne stiamo abusando nei contesti sbagliati”.