Covid e bambini, pochi contagi e quasi mai gravi. Il dilemma del vaccino ai dodicenni

Il presidente dei pediatri: "Così si evitano nuove varianti e la diffusione in famiglia"

Vaccini ai bambini

Vaccini ai bambini

L’obbligo del Green pass esteso fino ai 12enni non fa dormire sonni tranquilli a tanti genitori. I dubbi sull’utilità dei vaccini ai ragazzini e ai bambini restano tanti, soprattutto perché i dati Covid per i più piccoli non sono (ancora) allarmanti. "Le iniezioni ai bimbi sono efficaci e sicure. Effetti collaterali? Inevitabili, ma rarissimi". A dirlo è il presidente della Fimp (Federazione italiana medici pediatri), il 66enne Paolo Biasci, in servizio a Livorno. "Come per gli adulti, sono più i benefici rispetto ai rischi nella vaccinazione dei bimbi e ragazzini – prosegue Biasci –. L’immunizzazione è necessaria per far diminuire la diffusione del virus: questo vale per tutte le età pediatriche. I bimbi e i ragazzi rappresentano una fetta importante della popolazione e se vogliamo evitare i rischi dall’arrivo di nuove varianti che potrebbero comportare gravi complicanze ai più piccoli, dobbiamo sbrigarci".

Bollettino Covid del 25 luglio

L’ultimo tassello della maxi campagna vaccinale in Italia è l’approvazione degli antidoti al Covid-19 per gli under 12. Questo nonostante i dati raccolti fino a oggi sulla malattia degli under 19 siano confortanti e non destino preoccupazioni nemmeno negli esperti e tecnici in campo. Anche se – analizzano i pediatri – "negli ultimi giorni c’è stata una crescita di casi sintomatici anche tra i bambini". Dal marzo 2020 allo scorso giugno, infatti, i casi di Covid tra gli under 19 non arrivavano al 3%, mentre solo negli ultimi 30 giorni si sono attestati al 24,3%. Questa crescita nella diffusione, per ora, non coincide con una maggiore aggressività della malattia. Sempre nell’ultimo mese dai 2 ai 6 anni i positivi asintomatici o paucisintomatici sono stati l’80%, mentre il 20% è composto da casi con sintomi lievi. Situazione praticamente invariata nei casi di positività dai 7 ai 19 anni (50% asintomatico, 25% paucisintomatico, 25% con sintomi lievi). Anche la letalità del Covid si attesta, nella fascia d’età 0-19, su numeri vicinissimi allo zero. Fino a oggi tra i 0-9 anni sono morti 12 bambini (casi di positività al 5,5%), tra i 10 e i 19 ci sono state 16 vittime (9,7% di contagi). In totale i morti con Covid tra gli under 19 sono stati 28 su quasi 130mila vittime in Italia (4 al di sotto dei 3 anni, 4 tra i 3-5 anni, 5 tra i 6-10 anni, 7 tra gli 11-13 anni e 8 tra i 14-19 anni).

Variante Delta: sintomi nei vaccinati. Chi colpisce e come curarla

Il via libera della Cina – unico Paese che ha accelerato in modo così estremo – al vaccino Sinovac per i bambini e i ragazzi da 3 a 17 anni è arrivato in giugno, una settimana dopo il report di Israele sui casi di miocardite nei giovanissimi che sono stati immunizzati (257 su 5 milioni di ragazzi protetti) ed è andato ad alimentare le tante domande sull’opportunità o meno di vaccinare i bambini. I dati sugli effetti delle vaccinazioni per i giovani sono relativamente pochi, dal momento che le sperimentazioni sono state condotte solo sugli adulti. In più, per ora nel mondo sono pochissimi i giovani che hanno avuto il vaccino. Mancano del tutto i dati sui bambini da 3 a 12 anni. "Non c’è da temere, la sorveglianza resterà alta – spiega il presidente Fimp –. Le complicazioni da Covid esistono anche per i più piccoli, con sindromi infiammatorie multisistemiche anche dopo la fase acuta. È necessario proteggere tutti, sperando di vedere aumentare anche la quota di 12-19enni che si vaccina (ora siamo al 27% con una dose e al 12% che ha completato il ciclo, ndr). Un problema per dare un’accelerata alla vaccinazione dei bambini potrebbe essere rappresentato dai genitori No Vax, ma con l’aiuto di noi pediatri si può superare facilmente. Ora tocca alle Regioni darci il via libera, perché fino a oggi soltanto in pochi territori – Liguria, Veneto, Calabria e dal 10 agosto in Toscana – siamo partiti. Manca ancora una data certa per coinvolgerci e mettere in moto la macchina, noi siamo pronti".

Il panorama estero, con il caso cinese sullo sfondo, sui vaccini ai ragazzini resta variegato. Ci sono realtà, come la insospettabile Germania, che storgono già il naso. Jörg Dötsch, presidente della Società tedesca di pediatria e medicina dell’adolescenza (DGKJ) ha detto chiaramente: "L’immunità di gregge non può essere un criterio, i più piccoli non possono essere costretti a proteggere gli adulti. Il numero di morti in Germania non è motivo di preoccupazione: in tutta la pandemia 4 bambini e adolescenti sono morti a causa del Covid-19. I bambini hanno meno probabilità di essere infettati e meno probabilità di infettare gli altri".