Messina Denaro arrestato, in campo i dietrologi. "Che coincidenza". "Si è consegnato"

C’è addirittura chi vede nessi con la scelta di mandare in onda la fiction sul generale Dalla Chiesa. Il comico Bizzarri: "È stato arrestato uno che faceva il latitante da 30 anni a 20 metri da casa sua"

Palermo, 17 gennaio 2023 - Tutta casualità? Il giorno successivo, trent’anni dopo, dell’arresto di Totò Riina; la mattina della terza puntata su Raiuno dello sceneggiato Il nostro generale dedicato a Carlo Alberto dalla Chiesa con il quale la lotta alla mafia divenne scienza; tre decenni di latitanza finiti in una delle cliniche più all’avanguardia di Palermo, dove i tumori si curano con terapie assolutamente innovative e dove da un anno e più era un paziente "noto e seguito", ma a nessuno era mai venuto il dubbio se si chiamasse davvero Andrea Bonafede; un "aiutino" per il gran colpo del governo Meloni, da poco insediato, sulla sicurezza contro il lassismo della sinistra: non ha ancora dormito una notte in cella che sull’arresto di Matteo Messina Denaro, il capo dei capi, si abbatte il solito turbinio complottista che parla di coincidenze troppo strane. Quello che fa dire a un utente di Twitter, in risposta al post elogiativo di Matteo Renzi ("Questa è una giornata di festa per tutto il Paese") : "Ma che c…. festeggi? Avete deciso di prenderlo dopo 30 anni, in una clinica".

Messina Denaro e la guerra dei trent'anni

Foto o identikit di Matteo Messina Denaro
Foto o identikit di Matteo Messina Denaro

C’è anche chi cerca di sminuire l’effetto di questa vittoria dello Stato parlando di un boss stanco e malato e non così decisivo. "Questa cosa del capo dei capi vale solo nei film – dice infatti lo storico e studioso di mafia Salvatore Lupo –. Forse aveva un senso per Riina, ma pensare che Matteo Messina Denaro fosse il suo erede è una grande ingenuità". E sempre da Palermo risuona la voce dell’ex sindaco Leoluca Orlando: "Messina Denaro era un protagonista di quando la città era un luogo in cui la mafia governava e aveva moltissimi dei suoi uomini infiltrati nelle istituzioni, tra le forze di polizia e persino tra gli uomini di Chiesa".

Per l’ex pm antimafia Antonio Ingroia "la copertura istituzionale ha consentito la latitanza di 30 anni, se parla molti tremeranno". Molto amaro il commento di Luciano Traina, fratello di Claudio, agente della scorta di Borsellino morto con lui in via D’Amelio: "Era malato e senza scampo, penso si sia fatto catturare. Sinceramente più che entusiasta sono arrabbiato. Mi sembra di rivivere una soap opera, lo stesso copione di 30 anni fa con l’arresto di Riina e poi sappiamo cosa è successo con la mancata perquisizione del covo".

Matteo Messina Denaro, i complici nel suo feudo. "Protetto da una fetta di borghesia"

Molto sarcasmo nella reazione dell’attore Luca Bizzarri, che in un tweet afferma: "Mi piace moltissimo il tono trionfalistico nell’avere arrestato uno che faceva il latitante da trent’anni a venti metri da casa sua. Che grande colpo". Molto critico con Giorgia Meloni è, su Facebook, un giornalista impegnato come Lorenzo Tosa che critica la presenza immediata a Palermo della premier "per una grande passerella nel tentativo di trasformare un successo delle forze dell’ordine, che devono essere aiutate non ostacolate, in un inesistente successo politico del governo", mentre elogia il presidente Mattarella "che pure avrebbe tutte le ragioni personali per essere fisicamente nella sua terra".

E molti sui social ricordano l’intervento a novembre su La7 di Salvatore Baiardo che si è riciclato come gelataio in Liguria dopo essere stato uomo di fiducia e "custode" della latitanza dei fratelli Graviano. A Giletti disse: "Che arrivi un regalino al governo appena insediato? Che magari presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia una trattativa per consegnarsi lui stesso per fare un arresto clamoroso? La data di Riina è vicina". Forse è però venuto il momento di pensare solo a scoprire una verità: chi ha protetto il figlio di zio Ciccio in questi trent’anni dalla fuga in una calda estate da Forte dei Marmi.