Strage di ragazzi: bravo Mattarella, ora i fatti. "Rendiamo sicure le nostre città"

Bruno Pietrobono ha perso il figlio in un incidente: grato a Mattarella, lottiamo da anni per accendere i riflettori

La strage dei ragazzi e il monito del presidente Sergio Mattarella. Che nel discorso di fine anno ha parlato come un padre, rivolgendo i suoi pensieri ai troppi giovani che "perdono la vita di notte per incidenti d’auto a causa della velocità, della leggerezza, del consumo di alcol o di stupefacenti. Quando guidate avete nelle vostre mani la vostra vita e quella degli altri. Non distruggetela per un momento di imprudenza, non cancellate il vostro futuro".

Parole che sono entrate nelle case di genitori inconsolabili per la perdita di un figlio. Come Bruno Pietrobono, papà di Marco.

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Bruno Pietrobono con la moglie Daniela e il figlio Marco, morto a 26 anni
Bruno Pietrobono con la moglie Daniela e il figlio Marco, morto a 26 anni

"Aveva 26 anni, quel giovedì di fine giugno 2013 stava andando a Marina di Ravenna. Viaggiava in motorino, sarà andato a 50 all’ora". Lo scontro con un’auto non gli ha lasciato scampo: morto sul colpo. "La donna alla guida forse era al cellulare – confida Bruno Pietrobono –. Forse, perché non è mai stato provato. Di sicuro quella persona non ha accennato alla minima frenata, pare non si sia accorta di nulla".

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Cosa ho pensato quando ha ascoltato Mattarella

"Mi sono sentito grato. Noi abbiamo lottato tanto per questo, per creare una sensibilità. Sulle strade abbiamo troppi morti, superano di gran lunga le vittime sul lavoro. Non voglio fare una gara per importanza. Ma sono numeri da guerra. Eppure queste vittime restano inascoltate".

L’intervento del presidente può far cambiare le cose?

"Mi dà speranza che la persona più autorevole delle istituzioni si sia espressa così, abbia insistito su questi punti. Sono certo che troverà terreno fertile. Da genitore non posso che condividere le parole di Mattarella".

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Cosa serve?

"Amministratori e politici devono mettere in sicurezza città e persone, i bambini che attraversano sulle strisce e gli anziani".

Salvini ha evocato l’ergastolo della patente per chi guida sotto l’effetto di alcol e droga

"Sono d’accordo, quando ci sono eccessi, quando la responsabilità è evidente, allora scatta il dolo. Ma non basta la repressione. Bisogna andare nelle scuole e investire nella formazione".

Lei lo fa?

"Continuamente, è l’impegno costante della ’Marco Pietrobono Onlus’. Un giorno un ragazzo mi ha detto: sento belle parole, ma davanti a scuola non ho un semaforo per attraversare in sicurezza. Ecco cosa serve: dobbiamo trasformare le città, ad esempio con attraversamenti rialzati e marciapiedi adatti".

Finalmente la politica sembra aver messo in agenda la sicurezza stradale

"E penso che troverà ascolto nei ragazzi. Parlo con loro e ogni volta, grazie all’aiuto delle forze di polizia, riscontro interesse. I giovani vogliono sapere, non sono soltanto il negativo. Devono essere accompagnati in un percorso".

Lei e sua moglie Daniela vi siete dedicati a questo impegno.

"Sì, lei mi affianca soprattutto nei progetti sociali, io sono impegnato sulla sicurezza, siamo anche inseriti nella rete #Vivinstrada. Ho 60 anni, faccio l’imprenditore. Ma questa è la mia missione. Perché quando capita un incidente mortale le famiglie sono travolte, le assicurazioni ti vengono contro, lo Stato non è in grado di aiutarti, i procedimenti penali durano 8-10 anni. Dobbiamo lavorare tanto nella prevenzione e investire anche nelle risorse. La tecnologia c’è, usiamola. Ce la possiamo fare".