Sergio Mattarella, 81 anni, in piedi durante il discorso di fine anno

Roma, 2 gennaio 2023 - Una democrazia compiuta che ha come stella polare la Costituzione, della quale oggi si festeggia il 75° anniversario. "Resta la nostra bussola il suo rispetto – ha detto il Capo dello Stato nel tradizionale appuntamento di Capodanno – il nostro primario dovere, anche il mio". Al suo ottavo messaggio agli italiani, il primo del suo "inatteso" secondo mandato, Sergio Mattarella ha significativamente espresso la sua fiducia nel nostro sistema istituzionale. "La nostra democrazia – dice – si è dimostrata, ancora una volta, una democrazia matura, anche per l’esperienza, da tutti acquisita, di governare. È questa consapevolezza, nel rispetto della dialettica tra maggioranza e opposizione, che induce a una comune visione del nostro sistema democratico, al rispetto di regole che non possono essere disattese del ruolo di ciascuno nella vita politica della Repubblica. Questo corrisponde allo spirito della Costituzione". Mattarella, nel prendere atto del fatto che "nell’arco di pochi anni si sono alternate al governo pressoché tutte le forze politiche presenti in Parlamento" ha sottolineato il fatto che tutte, in tempi diversi, sono state poste di fronte alla "necessità di misurarsi con le difficoltà del governare, riconoscere la complessità, esercitare la responsabilità delle scelte, confrontarsi con i limiti imposti da una realtà sempre più caratterizzata da fenomeni globali". E questo è un bene. Quanto al "chiaro risultato elettorale" il Capo dello Stato sottolinea che ha consentito "la veloce nascita del nuovo esecutivo guidato, per la prima volta, da una donna", novità che definisce "di grande significato sociale e culturale, che era da tempo matura nel nostro Paese". L’avvento del primo governo guidato dalla destra viene salutato dal Presidente non come un fatto epocale, ma come un fatto fisiologico nella logica di alternanza alla guida del Paese. L’eco della parole di Mattarella è stato largamente positivo in tutti i partiti. E anche il premier Meloni l’ha molto apprezzato. Nel corso di una telefonata al Presidente della Repubblica che ha seguito il messaggio di Capodanno, il presidente del Consiglio, "ha espresso gratitudine per l’incoraggiamento a governare con la responsabilità che la difficoltà del momento esige".  "Di grande rilevanza – osserva il politologo Gianfranco Pasquino, professore emerito di scienza della politica all’università di Bologna – è l’aggettivo ‘compiuta’, e questo significa che tutte le forze politiche possono e nel nostro caso hanno avuto accesso al potere di governo. Accanto a questo c’è l’invito a prendere atto che c’è un governo di centrodestra, che è legittimo e che quindi la battaglia politica si svolge nell’ambito della Costituzione e che si compie un percorso costituzionale secondo quale finalmente tutte le forze politiche hanno avuto accesso al governo e quindi devono esercitare il potere in maniera responsabile". "Il presidente – prosegue Pasquino – ha detto chiaramente che questa democrazia basata su una costituzione che prevede il parlamentarismo è stata molto efficace nell’assorbire tutte le spinte. Ha fatto un elogio indiretto della democrazia parlamentare, che è saldamente nella Costituzione. Se poi qualcuno la vorrà cambiare il presidente ne prederà atto, se la riforma avverrà secondo i canoni e i criteri della Costituzione". Il riferimento alla democrazia compiuta è sottolineato anche da altri politologi. "Che tutti i partiti abbiamo avuto la possibilità di governare il Paese – osserva il professore emerito Paolo Pombeni – dimostra la maturità del nostro sistema democratico. Il presidente riconosce la piena legittimità della destra, dopo elezioni svoltesi correttamente, a governare. E sarebbe strano il contrario. Adesso non ci sono più poli esclusi. Questo Paese, dice Mattarella, è più solido di quanto noi stessi pensiamo". "Il riconoscimento alla democrazia parlamentare – prosegue Pombeni – non significa invitare la politica a non fare una riforma costituzionale, se davvero lo ritenga e ne abbia i numeri, ma a farla bene". Mattarella ha interpretato il comune sentire del Paese e ha riconosciuto che questi sono stati anni difficili: inflazione, costi dell’energia, difficoltà per famiglie e imprese, aumento della povertà, carenza di lavoro, precarietà, differenze tra Nord e Sud, che "feriscono il diritto all’uguaglianza". Ma il capo dello Stato ha anche voluto trasmettere fiducia e speranza. "La Repubblica – ha sottolineato – è costituita dalle donne e dagli uomini che si impegnano per le loro famiglie. La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune". La Repubblica siamo noi. Ma per continuare a sperare, secondo il Capo dello Stato, bisogna saper cogliere la sfida della modernità. "Dobbiamo stare dentro il nostro tempo, non in quello passato, con intelligenza e passione. Per farlo dobbiamo cambiare lo sguardo con cui interpretiamo la realtà. Dobbiamo imparare a leggere il presente con gli occhi di domani". Si tratta di "mettere al sicuro il pianeta, affrontando anzitutto con concretezza la questione della transizione energetica". Occorre "promuovere una cultura digitale . È necessario "un grande investimento sulla scuola, l’università, la ricerca scientifica". C’è molto da fare, possibilmente insieme.

Politica

Roma, 2 gennaio 2023 -&nbsp;Una democrazia compiuta che ha come stella polare la Costituzione, della quale oggi si festeggia il 75° anniversario. "Resta la nostra bussola il suo rispetto – ha detto il Capo dello Stato nel <a href="https://www.quotidiano.net/politica/discorso-mattarella-1.8425573">tradizionale appuntamento di Capodanno</a> – il nostro primario dovere, anche il mio". Al suo ottavo messaggio agli italiani, il primo del suo "inatteso" secondo mandato, Sergio Mattarella ha significativamente espresso la sua fiducia nel nostro sistema istituzionale. "La nostra democrazia – dice – si è dimostrata, ancora una volta, una democrazia matura, anche per l’esperienza, da tutti acquisita, di governare. È questa consapevolezza, nel rispetto della dialettica tra maggioranza e opposizione, che induce a una comune visione del nostro sistema democratico, al rispetto di regole che non possono essere disattese del ruolo di ciascuno nella vita politica della Repubblica. Questo corrisponde allo spirito della Costituzione". Mattarella, nel prendere atto del fatto che "nell’arco di pochi anni si sono alternate al governo pressoché tutte le forze politiche presenti in Parlamento" ha sottolineato il fatto che tutte, in tempi diversi, sono state poste di fronte alla "necessità di misurarsi con le difficoltà del governare, riconoscere la complessità, esercitare la responsabilità delle scelte, confrontarsi con i limiti imposti da una realtà sempre più caratterizzata da fenomeni globali". 
E questo è un bene. Quanto al "chiaro risultato elettorale" il Capo dello Stato sottolinea che ha consentito "la veloce nascita del nuovo esecutivo guidato, per la prima volta, da una donna", novità che definisce "di grande significato sociale e culturale, che era da tempo matura nel nostro Paese". L’avvento del primo governo guidato dalla destra viene salutato dal Presidente non come un fatto epocale, ma come un fatto fisiologico nella logica di alternanza alla guida del Paese. L’eco della parole di Mattarella è stato largamente positivo in tutti i partiti. E anche il premier Meloni l’ha molto apprezzato. Nel corso di una telefonata al Presidente della Repubblica che ha seguito il messaggio di Capodanno, il presidente del Consiglio, "ha espresso gratitudine per l’incoraggiamento a governare con la responsabilità che la difficoltà del momento esige". 
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"Di grande rilevanza – osserva il politologo Gianfranco Pasquino, professore emerito di scienza della politica all’università di Bologna – è l’aggettivo ‘compiuta’, e questo significa che tutte le forze politiche possono e nel nostro caso hanno avuto accesso al potere di governo. Accanto a questo c’è l’invito a prendere atto che c’è un governo di centrodestra, che è legittimo e che quindi la battaglia politica si svolge nell’ambito della Costituzione e che si compie un percorso costituzionale secondo quale finalmente tutte le forze politiche hanno avuto accesso al governo e quindi devono esercitare il potere in maniera responsabile". 
"Il presidente – prosegue Pasquino – ha detto chiaramente che questa democrazia basata su una costituzione che prevede il parlamentarismo è stata molto efficace nell’assorbire tutte le spinte. Ha fatto un elogio indiretto della democrazia parlamentare, che è saldamente nella Costituzione. Se poi qualcuno la vorrà cambiare il presidente ne prederà atto, se la riforma avverrà secondo i canoni e i criteri della Costituzione". Il riferimento alla democrazia compiuta è sottolineato anche da altri politologi. "Che tutti i partiti abbiamo avuto la possibilità di governare il Paese – osserva il professore emerito Paolo Pombeni – dimostra la maturità del nostro sistema democratico. Il presidente riconosce la piena legittimità della destra, dopo elezioni svoltesi correttamente, a governare. E sarebbe strano il contrario. Adesso non ci sono più poli esclusi. Questo Paese, dice Mattarella, è più solido di quanto noi stessi pensiamo". "Il riconoscimento alla democrazia parlamentare – prosegue Pombeni – non significa invitare la politica a non fare una riforma costituzionale, se davvero lo ritenga e ne abbia i numeri, ma a farla bene". 
Mattarella ha interpretato il comune sentire del Paese e ha riconosciuto che questi sono stati anni difficili: inflazione, costi dell’energia, difficoltà per famiglie e imprese, aumento della povertà, carenza di lavoro, precarietà, differenze tra Nord e Sud, che "feriscono il diritto all’uguaglianza". Ma il capo dello Stato ha anche voluto trasmettere fiducia e speranza. "La Repubblica – ha sottolineato – è costituita dalle donne e dagli uomini che si impegnano per le loro famiglie. La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune". La Repubblica siamo noi. Ma per continuare a sperare, secondo il Capo dello Stato, bisogna saper cogliere la sfida della modernità. "Dobbiamo stare dentro il nostro tempo, non in quello passato, con intelligenza e passione. Per farlo dobbiamo cambiare lo sguardo con cui interpretiamo la realtà. Dobbiamo imparare a leggere il presente con gli occhi di domani". Si tratta di "mettere al sicuro il pianeta, affrontando anzitutto con concretezza la questione della transizione energetica". Occorre "promuovere una cultura digitale . È necessario "un grande investimento sulla scuola, l’università, la ricerca scientifica". C’è molto da fare, possibilmente insieme. 
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