Green pass, dietrofront sui trasporti: niente obbligo su bus e metro

Proteste dei sindacati, il governo fa retromarcia. Ma in caso di regioni colorate i No vax potranno accedere solo ai servizi essenziali

Nessuna stretta nell’accesso a trasporti locali e uffici pubblici

Nessuna stretta nell’accesso a trasporti locali e uffici pubblici

No e neppure ni. L’idea di introdurre l’obbligo di Green pass anche nel trasporto pubblico locale (metro, bus, treni regionali veloci) e nell’accesso dei cittadini agli uffici pubblici arriva già a brandelli all’incontro Governo-Regioni in programma domani. Il vertice "urgentissimo" chiesto dai governatori e prontamente concesso dall’esecutivo lancerà la campagna anti-Covid di Natale: ovvero come entrare nel 2022 senza facilitare la preoccupante ascesa dei contagi evitando contemporaneamente strette alla mobilità dei vaccinati e sgambetti ai consumi nel mese di maggiore spesa. "L’alternativa al Green pass e ai vaccini è chiudere tutto e questo non ce lo possiamo né permettere né lo vogliamo", dichiara il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

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Saranno colpiti solo i no vax

Sulla posta in palio natalizia la sintonia tra centro e territori appare assodata. Nel caso di regioni colorate – una prospettiva plausibile, vista la curva dei contagi – il costo sociale delle restrizioni verrà posto a carico unicamente di chi non si è vaccinato. Il Green pass ottenuto via tamponi (la cui validità dovrebbe scendere da 72 a 48 ore per i test molecolari e da 48 a 24 ore quelli antigenici) consentirà ai renitenti all’immunizzazione solo l’accesso ai luoghi di lavoro e ai servizi essenziali. Per il resto divieto di accesso a ristoranti, cinema, negozi, stadi. Altre ipotesi restrittive appaiono al momento solo suggestioni. Difficili da mettere in pratica.

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"Controlli impossibili senza personale"

Caso di scuola è proprio il trasporto pubblico locale, sinora esente dalla necessità di Green pass. Il contrario della mobilità di lunga percorrenza in bus, treno, nave, aereo che richiede esplicitamente la certificazione verde, con unica deroga per under 12 ed esentati dalla vaccinazione per motivi sanitari. Ministero dei Trasporti (informalmente) e sindacati di categoria (ruvidamente) cassano l’ipotesi massimalista circolata in queste ore. "Ad oggi non ci sono le condizioni né tecniche né organizzative per effettuare controlli della certificazione sui mezzi pubblici", dichiara senza mezzi termini Eugenio Stanziale, segretario Filt Cgil Roma e Lazio. I motivi sono vari e tutti fondati: dalla "mancanza di personale" all’alea sui tempi delle corse che si dilaterebbero "in maniera enorme". Con ricaduta su presenze al lavoro, ingressi a scuola, certezza degli arrivi.

"Mascherine e distanza la ricetta non cambia"

"Se si pensa di incaricare gli autisti del controllo dei Green pass si è completamente fuori strada. Servirebbe assumere personale addetto", taglia corto Marino Masucci, segretario Fit Cisl del Lazio. Impossibile, in tempi così rapidi. Così, passato e futuro si rincorrono. E come a inizio pandemia bisognerà puntare ancora una volta "su distanziamento e mascherine", con rinnovata diligenza civica.

Anticipo terza dose? "La parola al Cts" 

Oggi intanto scatta la somministrazione della terza dose ’booster’ agli over 40-60, con dieci giorni di anticipo sulle previsioni. Evidente la volontà di ripristinare la massima protezione per tutti i cittadini vaccinati, ad almeno 6 mesi dalla precedente iniezione. Per la riduzione dell’intervallo a 5 mesi si attende "la pronuncia del Cts", fa sapere Andrea Costa, sottosegretario alla Salute.