Europa al rallentatore sull’ok ad AstraZeneca. "Senza vaccini rischio altri 50mila morti"

Allarme per i ritardi. L’autorizzazione al siero di Oxford attesa solo il 29 gennaio. Poi servono 14 giorni per la distribuzione. Pressing sull’Ema degli operatori sanitari: "Bisogna fare presto, la copertura al 70% per i giovani adulti è un ottimo risultato"

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Sulle vaccinazioni anti-Covid si assiste a una corsa a handicap. Mentre Pfizer rallenta il ritmo delle consegne, Oxford AstraZeneca morde il freno per quel via libera dell’Ema che sembra sempre troppo lontano. Eppure lo stesso vaccino sotto esame da parte dell’Agenzia europea dei medicinali viene distribuito a getto continuo nel Regno Unito, in Argentina e in India. Russi, cinesi, americani e israeliani non sono da meno, con i loro prodotti, in questa gara. Al confronto l’Europa sembra come ipnotizzata.

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Nicola Magrini, direttore generale Aifa, si dice preoccupato. I piani prevedevano che entro marzo sarebbero stati immunizzati tutti gli ultra-ottantenni e i sanitari, e lui ci spera, ma cosa ancora deve capire l’ente regolatorio della Ue? "Se le verifiche confermeranno i dati diffusi – precisa il numero uno dell’Agenzia italiana del farmaco a proposito del vaccino inglese –, si valuterà se sovrapporlo agli altri già confermati, e a quali fasce d’età somministrarlo". L’attesa pare un’agonia. Un verdetto cruciale è annunciato per il 29, dopodiché ci vorranno altre due settimane per mettere in moto la catena della logistica. Roberto Messina, presidente di Senior Italia, parla di ecatombe annunciata: "Chiediamo che l’Ema velocizzi l’approvazione del vaccino AstraZeneca – dichiara il leader di FederAnziani – se non allunghiamo il passo sulla profilassi avremo altri 50mila morti entro giugno. Inconcepibile che problematiche di ordine burocratico finiscano per ritardare l’arrivo di un prodotto di provata efficacia e sicuro". Cosa può accadere ora?

"AstraZeneca – spiega Claudio Zanon, direttore dell’Osservatorio di motore sanità – sconta tuttora un ritardo per le incertezze legate alla mezza dose di richiamo e per gli effetti sugli anziani. Certo è che questo vaccino potrebbe essere impiegato nei giovani adulti, dove ha dimostrato più del 70 per cento di risposte sostenute. Sarebbe un’ottima copertura, se pensiamo che i cinesi somministrano il Sinovac, giudicato valido al 50,4 per cento".

Dunque il punto è: approfondire o agire in fretta? "Bisognerebbe trovare una via di mezzo – conclude Zanon – all’insegna della massima trasparenza". Ma a quanto ammonta l’impatto della pandemia, come crollo del Pil, oltre che in termini di vite umane, a fronte di tante esitazioni? Francesco Saverio Mennini, docente di Economia sanitaria all’Università di Roma, Tor Vergata, dice che prima usciamo dal lockdown con le vaccinazioni, più importanti saranno gli effetti sul Prodotto interno lordo, sul fatturato delle imprese e l’occupazione giovanile. "Per la ripresa economica serve una vaccinazione di massa che raggiunga il maggior numero di persone di persone nel più breve tempo possibile, per arrivare a quel 70 per cento che garantisce l’immunità di gregge. Questo consentirebbe un recupero a partire dal secondo semestre 2021. La crescita è fondamentale per l’occupazione e la gestione del debito pubblico".