Killer Roma, De Pau e la vita criminale: era l'autista del boss e incontrò Carminati

Durante un ricovero psichiatrico l’incontro tra De Pau e Senese. Da lì l’ascesa come factotum, grazie alle grandi abilità nel narcotraffico. Nel 2020 finì in carcere per una maxi retata e uscì dopo un anno

Roma, 20 novembre 2022 - Non è un comprimario, Giandavide De Pau, detto Giangi, 51 anni, il killer che con ferocia ha ucciso due prostitute cinesi e una colombiana. Anzi potremmo dire che è uno di quei bravi caratteristi che calcano la scena, solo un passo dietro l’attore principale. E Giangi ha fatto da spalla a grandi attori del crimine organizzato nella sua vita spesa, per trent’anni, lungo le rotte spietate della malavita campana e romana. Dopo aver bazzicato per lungo tempo nelle piazze dello spaccio capitolino tra Tiburtino, San Basilio e a Tivoli ed essere finito dentro per droga, armi, violenza sessuale e lesioni, De Pau fa l’incontro della sua vita nel corso di uno dei suoi ricoveri in una clinica psichiatrica a Montelupo Fiorentino.

Qui conosce Michele Senese, detto ‘o pazz’, enfant prodige del potentissimo clan Moccia di Afragola, ricoverato perché soffre di schizofrenia paranoide e disturbo di personalità antisociale (in realtà tutti falsi certificati). Quando il clan campano decide di sbarcare a Roma, Senese viene inviato dal boss Angelo Moccia alla conquista della Capitale. All’ombra del Cupolone, ‘o pazz’ si ricorda di Giangi e lo chiama alla sua corte. De Pau si dimostra attivo e organizzato e fa da intermediario con personaggi del calibro di Giuseppe Fasciani, Massimo Carminati e Giuseppe Casamonica. Senese non ne può fare a meno, tanto che Giangi ne diventa l’autista e il factotum. Una rapida ascesa. Non è un caso che il suo nome compare nell’inchiesta sul "Mondo di Mezzo", il sistema criminale che ha condizionato gli appalti dei servizi di pubblica utilità dell’amministrazione di Roma Capitale - dall’assistenza ai migranti alle potature del verde - sotto la ‘direzione’ dell’ex Nar Massimo Carminati e del ras delle coop Salvatore Buzzi (condannati in Cassazione, lo scorso settembre, rispettivamente a 10 e 12 anni di carcere).

De Pau entra negli atti dell’inchiesta quando viene citato come presente, il 30 aprile 2013 all’interno di un bar dietro Corso Francia, a un incontro tra Senese e l’ex militante dell’estrema destra. Una conversazione che dopo pochi minuti si arroventa al punto che Carminati e Senese appaiono palesemente contrariati, lasciandosi in maniera brusca. De Pau prende parte alla discussione e appare sempre più come il luogotenente fidatissimo del boss di Afragola. Nei giorni seguenti incontra Carminati da solo per appianare i contrasti. Ma è con la droga che Giangi dimostra di saperci fare. Alla fine degli anni Novanta, anche grazie a lui il clan Senese è una realtà consolidata nella Capitale, sempre meno legata alla camorra napoletana e sempre più indipendente, con rapporti stretti con quel che resta della banda della Magliana, i Casamonica e i Nicoletti.

La droga che si vende tra Laurentino, Cinecittà, Tuscolano, Primavalle, Ostia, Torvaianica e Ciampino viene tutta bollinata dai Senese. In quegli anni, De Pau presenta a Senese un altro personaggio destinato a diventare una star del panorama criminale. Si tratta di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, il capo della tifoseria laziale ucciso nell’agosto 2019 nel Parco degli Acquedotti. Le attività dei Senese e di De Pau vanno a gonfie vele, almeno fino al giugno 2013 quando ‘o pazz’ viene arrestato. Anche dal carcere ‘zio Michele’ continua a controllare lo spaccio a Roma, scambiando ‘pizzini’ durante i colloqui (pare fossero contenuti nelle scarpe che Senese scambiava con Giangi e il figlio Enzo). Ma il 20 luglio 2020, una maxi retata porta tutti dietro le sbarre.

De Pau esce dopo un anno, e torna a fare le cose di un tempo: riciclaggio e acquisto di locali per attività commerciali, contatti con i nuovi capi delle tifoserie per piazzare partite di droga, commercio di armi ed estorsioni. E riprende a fare uso di droghe, tanto da risultare ancora in cura psichiatria con un percorso farmacologico. Intanto sulla scena romana irrompono altre figure di spicco, Giangi appartiene alla vecchia malavita ormai decapitata sia nella Capitale sia ad Afragola dove un’inchiesta manda in gattabuia 84 persone legate a Senese. Si eclissa, si vede solo dalle parti di Primavalle dove abita, il suo nome scompare dalle cronache. Fino alla strage di Prati.