Covid in Italia: gli ultimi dati Gimbe. La curva si ferma, ma c'è l'incognita Nord

Contagi stabili rispetto alla scorsa settimana, salgono ricoveri e terapie intensive. Decessi +3%. Le raccomandazioni della Fondazione in vista della fine dello stato di emergenza

Roma, 31 marzo 2022 - Il Covid rallenta in Italia. Nonostante l'avanzata della variante Omicron 2, che sta via via sostituendo la mutazione originale, dal 23 al 29 marzo si è registrata una sostanziale stabilità dei contagi da Coronavirus: 504.487 rispetto ai 502.773 della settimana precedente, un rialzo dello 0,3%.  Lo rileva oggi la Fondazione Gimbe nel consueto monitoraggio sulla pandemia nel nostro Paese, dopo che il presidente Nino Cartabellotta già ieri aveva parlato di "plateau dei nuovi casi giornalieri" sulle 70-71mila infezioni. Un preludio, ha sostenuto, alla "discesa della curva". Sempre con l'auspicio che il Covid non riparta "nelle Regioni del Nord", dove al momento non si riscontrano segni "di consistente circolazione virale". Nel settentrione vive un terzo della popolazione italiana, gioco forza una ripresa del virus spariglierebbe anche i dati nazionali. Un'eventualità che spinge la Fondazione alla cautela: "In questo momento è difficile fare previsioni", si legge nel report. Qui il bollettino Covid del 30 marzo

L'andamento dei nuovi casi (grafico Fondazione Gimbe)
L'andamento dei nuovi casi (grafico Fondazione Gimbe)

Sommario

Contagi e ricoveri

Gli ultimi dati Gimbe certificano un aumento degli attualmente positivi (+5,5% 1,26 milioni rispetto a 1,20). In crescita del 3,2% i tamponi effettuati, passati da 3,2 milioni del 16-22 marzo a 3,3 milioni. Il tasso medio di positività dei molecolari è stabile a 13,4%, mentre quella degli antigenici si riduce al 15,7%. Più o meno stabili anche i decessi, passati da 924 ai 953 di questa settimana. 

"Sul fronte degli ospedali - afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe - si rileva un'inversione di tendenza nei posti letto occupati da pazienti Covid in terapia intensiva (+7%) e prosegue l'incremento dei ricoveri in area medica (+8,6%)". In particolare, in area critica dal minimo di 447 raggiunto il 24 marzo i posti letto occupati sono risaliti a 487 il 29 marzo; nei reparti di area medica, invece, dopo aver toccato il minimo di 8.234 il 12 marzo, sono risaliti a quota 9.740 il 29 marzo. "È di fatto stabile - puntualizza Marco Mosti, direttore operativo Gimbe - il numero degli ingressi giornalieri in terapia intensiva: la media settimanale si attesta infatti a 45 ingressi al giorno rispetto ai 42 della settimana precedente".

Quarta dose

Per quanto riguarda le quarte dosi somministrate, la campagna al momento non decolla. Al 30 marzo (ore 6) sono solo 58.545 quelle inculate agli immunocompromessi, pari al 7,4% della platea interessata (791.376). Rilevate le differenze regionali che vanno dallo 0,7% del Molise al 34,5% del Piemonte.

Incidenza

Scendono da 38 a 34 le province con un'incidenza superiore a 1.000 casi di Covid-19 per 100.000 abitanti. In 55 province si rileva una risalita dei nuovi contagi rispetto alla settimana precedente,  sono 52 invece le province dove questa percentuale cala. Anche a livello regionale, l'Italia è a due velocità. In 10 i contagi aumentano rispetto alla settimana precedente, in 11 scendono. Si va dal +17,8% della provincia autonoma di Trento al -16% dell'Umbria. Le 34 province con un'incidenza superiore a 1000 casi su 100.000 abitanti sono: Lecce (1.774), Avellino (1.457), Perugia (1.372), Reggio di Calabria (1.354), Messina (1.353), Crotone (1.351), Teramo (1.321), Ascoli Piceno (1.313), Bari (1.308), Rieti (1.303), Benevento (1.272), Potenza (1.241), Fermo (1.226), Brindisi (1.190), Lucca (1.172), Terni (1.162), Latina (1.133), Massa Carrara (1.128), Grosseto (1.113), Chieti (1.113), L'Aquila (1.106), Frosinone (1.103), Siena (1.090), Ancona (1.087), Padova (1.076), Taranto (1.073), Vibo Valentia (1.064), Foggia (1.057), Caserta (1.050), Livorno (1.047), Agrigento (1.044), Arezzo (1.019), Salerno (1.011) e Matera (1.004).

Le raccomandazioni

La Fondazione Gimbe traccia anche un breve vademecum in corrispondenza con la fine dello stato di emergenza.

Sono 6 le raccomandazioni rivolte a chi amministra: mantenere l'obbligo di mascherine al chiuso e nei luoghi affollati, proseguire con la campagna vaccinale, anche con interventi di comunicazione volti a vincere l'esitazione di chi ancora non si è sottoposto al siero. E ancora implementare interventi di formazione per i medici di medicina generale affinché prescrivano tempestivamente i farmaci antivirali ai soggetti a maggior rischio di malattia severa.

Bisogna migliorare l'areazione di spazi chiusi, un punto su cui la Gimbe insiste sottolineando che "attendono ancora le linee guida nazionali". Serve "potenziare il sistema di sequenziamento delle varianti virale" e pianificare la campagna vaccinale autunnale ai fini di un'eventuale somministrazione della quarta dose per i soggetti a maggiore rischio.

A livello individuale, la Fondazione lancia invece 4 suggerimenti: completare il ciclo vaccinale con 3 dosi (4 per le persone immunocompromesse), continuare ad indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso, ma anche all'esterno in condizioni di assembramento e quando si è a contatto con persone fragili. L'indicazione sui tamponi è chiara: il tampone va fatto solo in caso di sintomi compatibili con il Covid. Va ovviamente rispettato l'isolamento in caso di positività o nell'attesa del tampone una volta emersi i sintomi.