Covid Inghilterra, il report sui contagi è un caso social. La verità dei dati ufficiali

Anche i vaccinati si ammalano a causa della variante Delta ma la percentuale è solo del 19%, come dimostra il report della Public Health England

Covid Inghilterra: i dati

Covid Inghilterra: i dati

Milano, 28 agosto 2021 – Nei giorni scorsi un quotidiano nazionale ha pubblicato un articolo inerente la situazione epidemiologica legata al Covid-19 nel Regno Unito, spiegando che l’89% dei casi di persone contagiate fossero vaccinate. A supporto di queste percentuali è stata indicata una tabella, che si trova – precisamente – a pagina 22 del Techinical Briefing n°21, a cura di Public Health England (ovvero il ministero della salute britannico) dal titolo “SARS-CoV-2 variants of concern and variants under investigation in England”.

Approfondisci:

Covid in Italia: bollettino del 12 settembre. Contagi e dati dalle regioni

Covid in Italia: bollettino del 12 settembre. Contagi e dati dalle regioni

TABELLA

Sulla base dell’analisi della tabella presa in esame, però, da nessuna parte è ravvisabile il dato in questione. Vengono invece forniti dei numeri relativi alle persone che nel periodo preso in esame – dal 1 febbraio al 15 agosto – hanno contratto la variante Delta, nonché la loro condizione vaccinale: immunizzati o no. A livello totale (terza riga partendo dall’alto), a fronte di 386.735 casi di variante Delta rilevati, quelli relativi a persone con il ciclo vaccinale completo sono stati 73.372, ovvero poco meno del 19%. Una percentuale decisamente diversa, sempre attenendosi esclusivamente a questi numeri, rispetto all’89% di cui si era parlato.

Cosa dicono i dati ufficiali

Approfondiamo l’analisi andando a concentrarci invece su una fascia specifica, quella degli over 50 (seconda riga dall’alto), qui il rapporto tra contagi di persone completamente vaccinate rispetto al totale dei casi passa a 32.828 su 48.267, ovvero a un 68%. In nessun caso si raggiunge la percentuale dell’89%.

Sufficiente per sostenere, come è accaduto sui social, che i vaccinati di specifiche fasce anagrafiche siano in qualche modo più a rischio rispetto a coloro che non si vaccinano? No. Per due semplici motivi.

Il primo è che, come sappiamo e come largamente spiegato dalla comunità scientifica internazionale, una peculiarità della variante Delta è proprio la facoltà di “bucare” in certi casi la protezione del vaccino. Ma il punto è: qual è il decorso medio della malattia in una persona vaccinata, rispetto a quello di una persona non vaccinata? I dati dimostrano che, anche a fronte di una ripresa dei contagi, le ospedalizzazioni e le evoluzioni nefaste della patologia riguardano solo in piccola percentuale gli immunizzati. Quindi il vaccino, nella stragrande maggioranza dei casi, rende decisamente più lieve e meno pericolosa la malattia. E non si tratta di un dettaglio di poco conto, anche in relazione ai rischi sulla pressione ospedaliera.

Come chiarisce anche l’Istituto Superiore di Sanità la vaccinazione anti-COVID-19, come accade per tutte le vaccinazioni, non protegge il 100% degli individui vaccinati. Attualmente sappiamo che la vaccinazione anti-COVID-19, se si effettua il ciclo vaccinale completo, protegge all’88% dall’infezione, al 94% dal ricovero in ospedale, al 97% dal ricovero in terapia intensiva e al 96% da un esito fatale della malattia.

Inoltre questo report è relativo alla sola variante Delta, che ha iniziato a diffondersi sensibilmente in UK ad aprile 2021, quindi quando ormai la campagna vaccinale inglese era già ampiamente avviata. A metà aprile la Gran Bretagna aveva già somministrato quasi 40 milioni di dosi di vaccino tra Over 50, persone fragili e operatori sanitari. Una diffusione così massiccia del vaccino fra gli over 50 è alla base di un concetto che abbiamo già illustrato e che è stato utilizzato per spiegare anche i dati provenienti da Israele e ancor prima dall’Islanda: ovvero l’effetto paradosso.

A fare chiarezza sul tema anche l’Istituto Superiore di Sanità:

“Con l’aumentare della copertura vaccinale decresce il numero dei casi proprio per l’efficacia della vaccinazione: questo comporta che i pochi casi tra i vaccinati possano apparire proporzionalmente numerosi; in gruppi di popolazione con una copertura vaccinale altissima, la maggior parte dei casi segnalati si potrebbe così verificare in soggetti vaccinati, solo perché la numerosità della popolazione dei vaccinati è molto più elevata di quella dei soggetti non vaccinati. Questo è un paradosso, atteso e ben conosciuto, che bisogna saper riconoscere per evitare preoccupazioni e perdita di fiducia nella vaccinazione. I sistemi di sorveglianza, inoltre, non rendono evidenti i casi di malattia evitati dalla vaccinazione ma fanno emergere solo quelli che si ammalano malgrado la vaccinazione”.