Covid in Islanda, boom di contagi nell'isola di "tutti vaccinati". Cosa sta succedendo

Sull'isola il 75% della popolazione è completalemente immunizzata: solo dodici i ricoveri e nessun decesso. "I vaccini funzionano". Giro di vite light su locali e ristoranti, ma nessun coprifuoco

Una mascherina con la bandiera dell'Islanda (Archivio)

Una mascherina con la bandiera dell'Islanda (Archivio)

Reykjavik, 2 agosto 2021 - Il boom dei contagi Covid in Islanda, l'isola “dove tutti sono vaccinati”, ha fatto in qualche giorno in giro del web. Alcuni siti hanno parlato del ritorno del coprifuoco per limitare l'epidemia. Tanto che anche il cantante Enrico Ruggeri sul suo profilo Twitter ha scritto: “Se fosse così, sarebbe davvero un brutto colpo”. Ma cosa c'è di vero? Cerchiamo di fare un po' di chiarezza.

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I nuovi casi

Dal 19 luglio, giorno in cui furono registrate zero infezioni, c'è stato un aumento sensibile dei casi. Il picco è arrivato il 31 luglio, quando i nuovi contagiati sono stati 158. L'ultima media mobile a sette giorni parla di 115 casi al giorno. Ma causa delle dimensioni ridotte della popolazione islandese bisogna prestare molta attenzione alle cifre. L'indice Rt, il numero che misura quante persone mediamente contagia una persona infetta, è a 1,58. Un dato simile a quello italiano. Questo significa che potenzialmente i 158 contagiati del 31 luglio potrebbero infettare 250 persone. Ma la situazione è più che sotto controllo.

Il boom di casi in Islanda
Il boom di casi in Islanda

Vaccini, morti e ricoveri

Ovviamente non è vero che il 100% della popolazione sia vaccinata. Secondo gli ultimi dati, il 75% degli islandesi è protetto completamente, mentre il 4,3% lo è solo parzialmente. L'alto tasso di protezione, ovviamente, ha tenuto quasi a zero le ospedalizzazioni e i ricoveri in terapia intensiva. Secondo gli ultimi dati disponibili, sono solamente 12 le persone che hanno avuto bisogno di cure in ospedale per far fronte alla malattia. E dal 27 maggio sull'isola non si registra alcuna morte per Covid.

Le infezioni tra i vaccinati

Sappiamo benissimo che il Coronavirus può colpire anche le persone che si sono vaccinate. Il tasso di protezione dalla semplice infezione, secondo l'ultimo report dell'Istituto superiore di sanità, è circa dell'88%. Questo significa che più la popolazione è protetta dal virus, più è probabile che si registrino casi anche tra gli immunizzati. Il 31 luglio, per fare un esempio, 51 cittadini islandesi risultati contagiati su 76 avevano completato il ciclo vaccinale, mentre i non vaccinati erano 22. Tre persone erano parzialmente protette. Questo significa che i sieri anti Covid non funzionano? Assolutamente no. Le cifre, paradossalmente, certificano l'esatto contrario: visto che il 75% degli islandesi è protetto completamente, significa che il virus percentualmente colpisce molto di più i non protetti.

Le restrizioni

Nonostante i titoli allarmistici di alcune testate online, il governo al momento non ha fatto scattare alcun coprifuoco. Gli under 12 sono obbligati a tornare a casa entro le 20, se non sono accompagnati da un adulto. Ma questa misura serve a impedire che si ubriachino. L'abuso di alcol tra i minorenni, infatti, è una delle maggiori piaghe che affligge il Paese. Tuttavia il governo islandese il 23 luglio ha deciso di applicare un giro di vite extra light per stroncare sul nascere l'aumento dei contagi. Gli assembramenti sono vietati se si superano le 200 persone e l'uso della mascherina è obbligatorio al chiuso e all'aperto, se non è possibile rispettare il distanziamento di almeno un metro. Ma chi ha già contratto il virus può tranquillamente girare a naso e bocca scoperti.

I ristoranti

Secondo le nuove regole, i ristoranti dove si serve alcol possono ricevere ordini solo fino alle 23 e devono chiudere alle 24. Stesse regole per bar e club. I clienti dovranno fornire un documento d'identità e un numero di telefono. Queste misure, soprattutto per quanto riguarda gli orari, sarebbero molto limitanti nei paesi latini, dove si sta fuori fino a tardi, ma in Islanda non sono poi così draconiane. Sull'isola, eccezion fatta per la capitale, è infatti molto difficile trovare locali che restino aperti dopo le 22.

Perché in Islanda c'è un aumento dei casi

Nonostante sia necessario essere vaccinati da almeno 14 giorni per entrare nel Paese o, per chi non lo è, sottoporsi a un primo tampone, osservare una quarantena di cinque giorni, ed effettuare un secondo test, i casi stanno aumentando. La spiegazione è tutto sommato semplice: l'arrivo dell'estate, come ogni anno, ha attirato sull'isola moltissimi turisti, aumentando la possibilità di contagi. Nel mese di giugno sono arrivati 42mila visitatori stranieri. I dati di luglio devono ancora essere pubblicati, ma generalmente si registra un aumento del 20% rispetto al mese precedente. Per questo motivo, sull'isola potrebbero essere arrivati circa 51mila visitatori. Un aumento vertiginoso della popolazione, visto che sull'isola vivono 350mila persone. Se a questo dato si aggiunge l'arrivo sull'isola della variante Delta, molto più contagiosa delle precedenti, è facile capire il perché ci sia stato un aumento di casi.