Coronavirus Italia, è effetto psicosi. Assalto ai pronto soccorso

Influenza quasi al picco e paura del virus cinese. Gli infermieri: cortocircuito. I medici: "Metà posti letto rispetto alla media europea"

Londra, con la mascherina al Capodanno cinese (Ansa)

Londra, con la mascherina al Capodanno cinese (Ansa)

Roma, 26 gennaio 2020 - Ci mancava la sindrome cinese. "Barelle ovunque, lettighe nei corridoi in attesa per ore, condizioni di lavoro insostenibili", con "rischio di aggressioni sia verbali che fisiche" per medici e infermieri. Antonio De Palma, presidente di Nursing up, sindacato degli infermieri, torna a denunciare le condizioni di lavoro estreme nei pronto soccorso. "Stiamo assistendo al tanto temuto corto circuito del sistema, tra picco influenzale e psicosi da virus di Wyuhan". Calma, è l’appello. Prima di portare i dubbi in ospedale, chiamate medico di famiglia (o guardia medica). "Evitiamo attese inutili e lasciamo lavorare gli operatori sanitari dei reparti di emergenza, senza creare tensioni", si raccomanda De Palma.

«Il panico è del tutto ingiustificato, niente fobie e terrorismo – insiste Mario Balzanelli, presidente del 118 –. I virus restano una minaccia per l’uomo, voglio ricordare che per l’influenza si muore, anche in modo significativo". "E si muore di più", è il richiamo di Clemente Giuffrida, vicepresidente del Simeu, società italiana medicina di emergenza-urgenza.

Clemente Giuffrida

Vero che il coronavirus ha "tra i 7 e i 14 giorni di incubazione". Quindi puoi superare le verifiche quando scendi dall’aereo ma essere malato. "È corretto, infatti le misure in aeroporto sono solo una parte dei controlli", precisa Giuseppe Ruocco, segretario generale al ministero della Salute e capo dei servizi sanitari sui casi internazionali. Spiega: "Il resto del sistema è garantito dai servizi territoriali. Punterei sui fatti positivi: intanto abbiamo una grande esperienza, grazie alla Sars. Poi c’è un test diagnostico, che invece con quella sindrome arrivò dopo mesi".

Ricorda Giuffrida: "L’assenza di sintomi è un problema sempre. Ho la tubercolosi ma la manifesto a distanza di settimane. E vale anche per l’influenza". Il direttore del pronto soccorso all’ospedale Bonino Pulejo di Messina si scalda sulla fotografia delle barelle nei corridoi. "La carenza di organici non può diventare un caso quando c’è un’emergenza come questa – è il ragionamento di Giuffrida –. Le criticità ci sono da sempre. Il picco influenzale sarà ancora più devastante. Tutte queste persone arriveranno in pronto soccorso e non sapremo dove metterle. La percentuale di posti letto in Italia è la metà della media europea, 2,5 per mille contro 5 o addirittura 9. Il problema non è tanto intercettare certi pazienti prima, sul territorio. Il punto è drenare quelle persone che stazionano da noi perché non ci sono posti letto. Negli ultimi anni ne sono stati abbattuti 70mila".

Ruocco sul virus cinese ha appena chiuso un incontro con le Regioni – "dobbiamo parlare tutti la stessa lingua" –, e ammette che "ci possono essere casi sospetti, l’importante è che siano seguiti subito. Non c’è motivo alcuno di essere agitati. È stato chiesto al nostro paese e agli altri di prepararsi. L’Italia è stata la prima a fare i controlli sui voli che arrivavano da Wuhan, è la prima che da oggi potenzierà le verifiche su tutti i voli dalla Cina, con misurazione della temperatura a bordo. Se siamo pronti al peggio? No, siamo pronti. Speriamo che il peggio non arrivi mai".