Consiglio dei ministri a nervi tesi. L’incognita Lega pesa sul governo

Draghi prova a mettere in riga la squadra: ora lavorare a testa bassa. Ma la tensione nel Carroccio si fa sentire

Pronti, via. Forse la convocazione del Consiglio dei ministri, a ridosso della rielezione del Presidente, era dovuta. Si trattava di prorogare misure anti-Covid in scadenza. Ma la coincidenza non poteva essere più propizia: l’intera coreografia mirava a restituire l’immagine di una squadra che riparte dopo un lungo rallentamento. Una foto rigata dalle tensioni, che Draghi cerca di neutralizzare: in apertura di riunione, si alza, stringe sorridendo la mano ai ministri uno per uno, come mai accaduto prima. Al pari dell’applauso a Mattarella che chiede.

Maurizio Lupi: "Tocca ai moderati guidare il centrodestra"

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Covid, il bollettino con i dati del 2 febbraio

Il significato è chiaro: si riparte, non da zero però. Super Mario rivendica con orgoglio la crescita del Pil del 6,5% ufficializzata dall’Istat. Merito della ripresa globale, "ma anche delle misure del governo, a partire dalla campagna di vaccinazione e dalle politiche di sostegno dell’economia". Non c’è tempo per riposare sugli allori. Il 30 giugno dovrebbe arrivare la seconda tranche del Pnrr sono 24,1 miliardi, e vanno aggiunti a quelli della prima tratta già erogati ma oggetto di verifica a Bruxelles. Per incassarla, bisognerà dimostrare di aver conseguito 45 obiettivi, dai quali dipenderà il verdetto dell’Europa sulla prima rata. Insomma, la partita essenziale l’Italia se la gioca nei prossimi 5 mesi. Così, Draghi distribuisce i compiti: domani, quando il cdm tornerà a riunirsi, ogni ministro dovrà presentare un puntiglioso rendiconto sullo stato degli investimenti eo riforme di loro competenza. La riunione servirà a chiarire cosa procede bene e dove invece bisognerà intervenire. Suscita ilarità una battuta del ministro Garavaglia sul rinvio dell’apertura delle discoteche al 15 febbraio chiesto dal Cts: "Scusi presidente secondo lei, discoteche aperte o meno, a San Valentino i fidanzati tengono la distanza di sicurezza?". Annuisce il premier: "Ha ragione ministro: si proroga fino al 10".

Il nervosismo però cova sotto la cenere. Emerge quando Giancarlo Giorgetti (che si era detto tentato dalla dimissioni) pone il tema della lista dei soggetti "fragili" ai quali consentire lo smart working. Brunetta replica che si attende il parere del Consiglio superiore di Sanità. E il leghista: l’ho chiesta a dicembre a Speranza, "voglio risposte mercoledì". E proprio domani è il giorno indicato da via Bellerio come "buono" per l’incontro sollecitato a Draghi da Salvini. In parte è una sceneggiata: la richiesta fatta circolare "di maggior rispetto degli alleati " è vaga. Ma il Capitano martellerà sulla necessità di scostamento di bilancio ("probabile" per Chigi, anche se non di 30 miliardi come lui auspica) per far fronte al rincaro del prezzo dell’energia. È il vero scoglio che Draghi deve ora affrontare, su cui verrà messa alla prova la tenuta di una maggioranza fiaccata da divisioni esasperate dalla vicende Colle.

Il rischio di un’uscita del Carroccio dal governo sembra attenuato: un po’ perché Salvini è meno forte a causa della pessima gestione dell’elezione del Presidente e i suoi margini di manovra nei confronti del partito draghiano – Giorgetti e i governatori del Nord – si sono assottigliati. Un po’ perché la prospettiva di una nuova legge elettorale proporzionale rende meno stringente l’obbligo di competere con Giorgia Meloni. Con il maggioritario, da un punto in più o in meno dipende la possibilità di guidare un governo di centrodestra, ma col proporzionale Fd’I si troverà isolata. Sembra oggi più insidiosa la tensione ai vertici di M5s-ala contiana. Anche Conte esigerà misure eccezionali per tenere a bada il prezzo dell’energia, ma nel suo caso l’ipotesi di una riforma proporzionale – sistema con il quale le alleanze si stringono dopo le elezioni – rende un’eventuale distacco dalla maggioranza meno impossibile. Se cedesse alla tentazione, Conte raggiungerebbe due obiettivi. Si metterebbe nelle condizioni ideali per una campagna elettorale populista e si libererebbe dell’M5s-ala Di Maio. Non è escluso che in futuro le tensioni politiche più forti per il governo vengano da lì.