Come si trasmette il vaiolo delle scimmie: certezze e falsi miti

I rischi nei rapporti sessuali: ma secondo il manuale MSD il contagio tra persone avviene soprattutto tramite droplet (goccioline respiratorie)

Roma, 1 giugno 2022 - Il vaiolo delle scimmie è già in 25 Paesi del mondo. In Italia i casi sono ancora contenuti (20 quelli confermati a oggi) ma l'attenzione degli esperti è alta. Le autorità sanitarie non sottovalutano quella che a tutti gli effetti è un'epidemia globale ma si invita a non cadere in allarmismi. Il poxvirus responsabile del Monkeypox ha poco in comune con il coronavirus del Covid: soprattutto la capacità di trasmissione è nettamente inferiore. Per questo le istituzioni rassicurano: non serviranno lockdown e restrizioni di massa. Ma come si trasmette il vaiolo delle scimmie nelle persone?

Studi sul vaiolo delle scimmie: le tipiche lesioni sulle mani di un malato (Ansa)
Studi sul vaiolo delle scimmie: le tipiche lesioni sulle mani di un malato (Ansa)

Il primo anello della catena di trasmissione è quello animale-uomo. "Il vaiolo delle scimmie è probabilmente trasmesso dagli animali attraverso fluidi corporei, tra cui goccioline salivari o respiratorie o contatto con l'essudato della ferita", si legge sul Manuale MSD, una delle più autorevoli guide mediche. Ci interessa però principalmente il contagio uomo-uomo, che avviene "principalmente attraverso grandi goccioline respiratorie con un prolungato contatto faccia a faccia". Smentiamo dunque il falso mito secondo cui il monkeypox si passerebbe principalmente o addirittura solo tramite rapporti sessuali. 

I rapporti sessuali

Le attività sessuali sono tuttavia considerate particolarmente a rischio perché esempio di contatto stretto, in cui è più probabile lo scambio di fluidi e liquidi biologici.

 In una circolare il ministero della Salute sottolinea che il contagio "avviene attraverso il contatto stretto con materiale infetto proveniente dalle lesioni cutanee (sintomi tipici del vaiolo ndr) di una persona infetta, nonché attraverso droplet (goccioline respiratorie ndr) in caso di contatto prolungato faccia a faccia e attraverso fomiti. Inoltre, il virus può essere trasmesso per contatto diretto con i fluidi corporei di una persona infetta, il contatto di mucose o cute non intatta con lesioni esantematiche aperte o con oggetti contaminati come fomiti o indumenti". Si ricorda anche che "nell'attuale focolaio di Mpx umano, la natura delle lesioni presenti in alcuni casi suggerisce che la trasmissione sia avvenuta durante i rapporti sessuali". 

L'Organizzazione mondiale della sanità ha evidenziato che "l'attuale focolaio è trasmesso attraverso network collegati in gran parte all'attività sessuale, che coinvolge principalmente uomini che hanno rapporti con uomini. Ma "dobbiamo ricordare, tuttavia come abbiamo visto da precedenti focolai, che il vaiolo delle scimmie è causato da un virus che può infettare chiunque e non è - precisa l'Oms - intrinsecamente associato ad alcun gruppo specifico di persone". Gli esperti mondiali invitano a non stigmatizzare: "Non è una malattia omosessuale". 

"Certo se oggi c'è chi pensa di avere rapporti sessuali promiscui in un paese dove sono presenti tanti casi, qualche rischio lo corre", è l'opinione di Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma - Ma anche prima del vaiolo delle scimmie c'erano malattie a trasmissione sessuale". 

Qual è il rischio di contagio 

La buona notizia è che tra persone la trasmissione risulta "abbastanza inefficace", sottoscrive il Manuale Merk. Le statistiche dicono che il "tasso complessivo di contagi secondari in seguito a contatto con una fonte umana nota è del 3%". Significa che ogni persona infetta ne contagia tre ogni 100 con cui viene in contatto. Nel 50% dei contagi si tratta di soggetti "che vivono o sono venuti a stretto contatto con una persona". Insomma, non basta stare nella stessa stanza con una persona malata per poco tempo per infettarsi. 

Il virus può evolvere e contagiare di più?

Della trasmissibilità del vaiolo delle scimmie ha parlato oggi il virologo Fabrizio Pregliasco. "Questo virus non è nuovo, lo conosciamo dal 1958, è stato isolato da una scimmia, ma in realtà le vie principali di infezioni sono attraverso alcuni topi, scoiattoli, canidi, che morsicano il soggetto indice o con cui avviene un contatto di fluidi", ha detto il professore dell'Università Statale e direttore sanitario dell'ospedale Galeazzi di Milano, a 'Rotocalco 264' su Cusano Italia Tv. Che rassicura sulle possibilità di contagio. "Questa patologia si trasmette solo da un soggetto sintomatico ed è per ora molto limitata, si tratta di piccoli numeri in Europa". Non manca però la cautela. Resta infatti il dubbio "che questo virus non abbia imparato a trasmettersi meglio da uomo a uomo". 

Per Pregliasco serve comunque limitare il contagio il più possibile. "Una quarantena di 21 giorni dei contatti stretti può essere utile, ovviamente quarantena fiduciaria, con dei suggerimenti, dei controlli giornalieri con una telefonata, per rimarcare questa importanza di attenzione dei comportamenti e delle situazioni a rischio che possono determinare l'infezione".