Genova, Autostrade: "Ponte Morandi non era pericoloso". I dubbi degli esperti

I dubbi degli esperti: "Tragedia annunciata, il maltempo non è una causa". La nota della società: "C'erano lavori in corso". La Protezione Civile smentisce

Il ponte Morandi crollato

Il ponte Morandi crollato

Genova, 14 agosto 2018 - "In relazione al crollo di parte del viadotto Polcevera sull'A10, Autostrade per l'Italia comunica che sulla struttura, risalente agli anni '60, erano in corso lavori di consolidamento della soletta del viadotto e che, come da progetto, era stato installato un carro-ponte per consentire lo svolgimento delle attività di manutenzione". Lo si legge in una nota diramata poco dopo il crollo del ponte Morandi, sull'autostrada A10 a Genova. Il crollo è "per noi qualcosa di inaspettato e imprevisto rispetto all'attività di monitoraggio che veniva fatta sul ponte. Nulla lasciava presagire" che potesse accadere, ha dichiarato il direttore del Tronco di Genova di Autostrade per l'Italia Stefano Marigliani, sottolineando che "assolutamente non c'era nessun elemento per considerare il ponte pericoloso". Il ponte è una struttura "dal punto di vista ingegneristico molto complessa: da qui la moltitudine di controlli". Ma, insiste Marigliani, "nulla è emerso che facesse presagire" questo.

Insomma, lo stato di salute del viadotto che passa per il capoluogo ligure era ben noto alla società che gestisce l'arteria autostradale italiana che, assicura, stava monitorando continuamente la situazione: "I lavori e lo stato del viadotto erano sottoposti a costante attività di osservazione e vigilanza da parte della Direzione di Tronco di Genova. Le cause del crollo saranno oggetto di approfondita analisi non appena sarà possibile accedere in sicurezza ai luoghi". Sul fatto che ci fossero lavori in corso sul ponte, però, non tutti sono d'accordo: "Non risultano lavori in corso sul ponte", ha detto il presidente della Protezione Civile Angelo Borrelli in conferenza stampa.

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Genova, i testimoni: "Un fulmine, poi il ponte Morandi si è sgretolato"

Del ponte Morandi aveva parlato, recentemente anche l'ad di Autostrade per l'Italia Giovanni Castellucci, in un'intervista per annunciare l'avvio operativo della Gronda, il progetto di una nuova autostrada da Genova in direzione no. Parlando del viadotto, l'aveva definito "un'opera che richiede continua attenzione e manutenzione. Comprendiamo il disagio ma riteniamo che prima di tutto venga la sicurezza". Dopo il crollo, però, in un'intervista al Gr1 il manager ha negato che il ponte fosse pericoloso: "Non mi risulta che il ponte fosse pericoloso e che andasse chiuso. Autostrade per l'Italia ha fatto e continua a fare investimenti". Al giornalista che gli ha fatto notare che da anni si diceva che il ponte andava chiuso perché pericoloso, Castellucci ha risposto: "Non mi risulta ma se lei ha della documentazione me la mandi. In ogni caso non è così, non mi risulta". Si dice che Autostrade per l'Italia faccia investimenti ma a quanto pare il problema della manutenzione sta diventanto sempre più centrale? Questa la domanda cui Castellucci ha risposto: "Non è così e tutti gli indicatori lo confermano. Però dire queste cose in questo momento è fuori luogo".

INGEGNERI.INFO: UNA TRAGEDIA ANNUNCIATA - Ma c'è anche chi parla del crollo del ponte come di una "tragedia annunciata". E' il sito Ingegneri.info, che ripubblica un articolo di due anni fa in cui l'ingegner Antonio Brencich, professore associato di costruzioni in cemento armato all'Università di Genova esprimeva i suoi dubbi sull'opera: "Il Viadotto Morandi ha presentato fin da subito diversi aspetti problematici, oltre l'aumento dei costi di costruzione preventivati". Nel giorno della tragedia, l'esperto è tornato a rilevare le perplessità sulla tipologia di ponte: "Tengo a precisare che non mi sono occupato specificamente di quel ponte, su cui non ho dati - premette -. ho fatto alcune osservazioni su quella tipologia di ponte. Molti lo ritengono un capolavoro dell'ingegneria, io lo ritengo un fallimento dell'ingegneria. E' uno dei tre ponti gemelli, anzi diciamo simili, progettati da Riccardo Morandi, e che hanno avuto problemi; ce ne è uno sulla baia di Maracaibo, in Venezuela, primo in ordine di tempo (è il ponte General Rafael Urdaneta del 1957), e poi quello di Genova, e il ponte sullo Wadi el Kuf in Libia. La storia ha dimostrato delle carenze strutturali su Genova e Maracaibo, non solo oggi ma nel passato. Direi che sono esempi di come non si progettano i ponti". Sul fatto che il cedimento sia strutturale, Brencich non ha dubbi: "Questo è evidente. Un ponte che ha 51 anni di vita non può crollare". Escluso che il maltempo possa avere avuto un ruolo: "Non c'entra niente. Il maltempo di questi giorni per una struttura significa zero. Se lei mi dicesse una tempesta di neve a meno 40 gradi... Ma un po' di pioggia non cambia niente".

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Sui problemi del ponte si è espresso anche il professor Andrea Del Grosso, per anni ordinario di Tecnica delle costruzioni all'Università di Genova, oggi docente presso lo stesso ateneo di un corso di Gestione e monitoraggio delle infrastrutture: "Il ponte Morandi ha sempre avuto problemi di corrosione degli stralli e di eccessive deformazioni, a causa della perdita di tensione dei cavi di acciaio dentro le strutture di cemento armato precompresso. Ma all'epoca della costruzione le deformazioni del calcestruzzo non erano conosciute come oggi. Il problema del degrado di queste strutture lo stiamo studiando solo da vent'anni".

Per Massimo Mariani, del Consiglio nazionale degli ingegneri (Cni), il crollo è stato imprevedibile ma legato all'assenza di una programmazione seria di manutenzione. "A Genova si è verificato il crollo di un pilone, un'eventualità assolutamente imprevedibile". Anche per Mariani la pioggia non ha inciso: "Per capire cosa è successo bisogna ricordarsi che è un ponte degli anni Sessanta che, nel tempo, è stato sottoposto a tante sollecitazioni. Queste strutture ardite, opere importanti di ingegneria, hanno bisogno di un'attenzione continua. Quanto accaduto non è certo dovuto a un difetto di origine - spiega l'ingegnere - ma a quello che in gergo tecnico si chiama 'rottura di fatica'". E sulla manutenzione l'Italia ha, storicamente, delle mancanze: ""L'opera di manutenzione deve essere programmata, deve essere fatta con un piano a lunga scadenza. Forse non paga dal punto di vista politico, ma occorre controllare queste opere: in Italia abbiamo circa 600mila tra ponti e viadotti e questi controlli vanno fatti".

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