Cosa bisogna fare in caso di incidente a una centrale nucleare, come quello paventato in Ucraina alcuni giorni fa? Tra le misure, chiudersi in casa con porte e finestre serrate e sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, iodioprofilassi e controllo della filiera produttiva. Inoltre, un’azione di intervento in tre diverse fasi, da prendere in considerazione in base all’evoluzione dello "scenario incidentale considerato", valutando le differenze tra un impianto nucleare posto entro i duecento chilometri dai confini nazionali e uno oltre quella distanza oppure per un incidente in territorio extraeuropeo.
Il Governo aggiorna dopo 12 anni il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, che "individua e disciplina le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati oltre frontiera, ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in Paesi extraeuropei". Ad accelerarne la definitiva revisione, comunque già avviata mesi fa, potrebbero essere stati proprio i timori di rischi di effetti collaterali derivanti dal conflitto in Ucraina.
Le stesse autorità nazionali però chiariscono che non c’è alcun allarme. "Solo in caso di una reale emergenza nucleare, al momento inesistente nel nostro Paese, sarà la Protezione Civile a dare precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica su base farmacologica per l’intera popolazione", chiarisce l’Istituto superiore di sanità che, insieme a varie società scientifiche, invita a non usare farmaci fai da te, mentre è raccomandato l’uso di sale iodato. Dunque anche un invito alla calma, dopo il boom di richieste, segnalato in alcune farmacie, delle pillole di iodio stabile: una corsa all’acquisto provocata dalla paura di dover fronteggiare con il farmaco eventuali diffusioni nell’aria di iodio radioattivo.
Nel piano ci sono una serie di attività previste nei territori, che scatterebbero in caso di necessità. Nelle aree interessate dalla misura del cosiddetto ‘riparo al chiuso’, sono attuate in via precauzionale altre misure protettive: dal blocco del consumo di alimenti e mangimi prodotti localmente (verdure fresche, frutta, carne, latte) allo stop della circolazione stradale.